Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008
• 1Re 19,4-8 • Efesini 4,30 • Giovanni 6,41-51
CHI CREDE HA LA VITA ETERNA
Dopo il segno della moltiplicazione dei pani compiuto da Gesù (cfr. Gv 6,11-13) e il suo ritiro nella solitudine per evitare l'acclamazione a re da parte della folla (cfr. Gv 6,14-15), questa stessa folla continua a cercare Gesù (cfr. Gv 6,22-25); egli però «non mette fede nella loro fede» (Gv 2,24), ma chiede di mutare la loro ricerca di cibo in desiderio di Dio: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà» (Gv 6,26-27). Gesù infatti, disceso dal cielo, è «il pane di Dio» (Gv 6,33), è «il pane della vita» (Gv 6,35): chi ha fede in lui è nutrito per la vita eterna...
Di fronte a queste parole di Gesù i capi religiosi rispondono con la mormorazione, come avevano fatto i loro padri durante l'esodo nel deserto (cfr. Es 16,1-10; 17,1-7; ecc.). Mormorare: questa contestazione nascosta e sottile, sussurrata all'orecchio di altri al fine di creare dei complici, questa lamentela che incrina la vita comunitaria e guasta i rapporti fraterni è un peccato grandemente stigmatizzato da tutta la Scrittura. Nei vangeli, in particolare, l'oggetto della mormorazione è Gesù, il quale sperimenta così in prima persona ciò che da sempre tocca ai profeti. I capi dei giudei contestano le parole con cui Gesù si era dichiarato «il pane disceso dal cielo», sulla base della falsa pretesa di conoscere Gesù, da loro ritenuto nient'altro che un uomo semplice e ordinario: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?» (cfr. anche Mc 6,1-3).
Ecco l'epifania dell'incredulità astiosa verso Gesù, il quale però svela immediatamente l'atteggiamento dei suoi interlocutori - «Non mormorate tra di voi!» - e riconosce che in loro non c'è fede; manca cioè l'obbedienza all'azione del Padre che attira tutti gli uomini verso il Figlio. In questo modo Gesù compie una grande confessione di fede nell'iniziativa di Dio, che si manifesta non solo nell'invio del Figlio amato nel mondo (cfr. Gv 3,16), ma anche nel movimento che porta i credenti verso di lui (cfr. Gv 6,37): è grazia il dono di Gesù agli uomini, così come lo è la chiamata degli uomini ad aderire al Figlio!
Questa verità va però ben compresa: la fede è dono del Padre, ma la risposta dell'uomo resta libera; e il rifiuto che i capi religiosi oppongono a Gesù indica precisamente questa libertà, che può giungere fino a una resistenza colpevole all'attrazione esercitata da Dio, al non ascolto della sua Parola, alla cecità di fronte al segno della moltiplicazione dei pani. Davvero l'unica grande opera richiesta all'uomo è la fede, l'adesione salda a Dio e a colui che egli ha mandato, Gesù Cristo (cfr. Gv 6,28-29). Se infatti c'è questa fede obbediente che si nutre di ascolto del Padre, se cioè si è «ammaestrati da Dio» (cfr. Is 54,13), allora si è condotti anche a credere in Gesù, e così si può partecipare alla vita per sempre, alla vita senza tramonto. Dirà più avanti Gesù: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3)...
Se Dio aveva risposto alla mormorazione dei figli di Israele nel deserto con il dono della manna (cfr. Es 16,11-36), qui Gesù risponde con il dono di se stesso, con il dono di una vita spesa fino alla morte per i fratelli (cfr. Gv 13,1). Chi accoglieva il dono della manna si chiedeva: «Man hu: che cos'è?» (Es 16,15); ora il dono che Gesù fa di se stesso dovrebbe suscitare allo stesso modo la domanda sulla sua identità: «Chi è Gesù?». Egli è colui che dal cielo è disceso in mezzo agli uomini, per offrire in dono se stesso come pane che dà vita, fortifica e sostiene. Ecco perché Gesù opera proprio un paragone con la manna: «I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia». Sì, chi mangia il pane vivo che è Gesù stesso, chi si nutre della sua parola e della sua vita partecipa già ora della vita di Dio, in attesa della vita per sempre nel Regno!
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