Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008
• Geremia 23,1-6 • Efesini 2,13-18 • Marco 6,30-34
LA COMPASSIONE DI GESÙ
Di ritorno dalla missione gli apostoli «si riuniscono attorno a Gesù e gli riferiscono tutto quello che hanno fatto e insegnato». Essi hanno continuato l'attività e la predicazione di Gesù (cfr. Mc 6,6), sono stati intimamente associati alla sua autorevolezza, e ora Gesù stesso li vuole soli con lui, lontani dalla folla. Gesù è davvero il pastore che vigila sul «piccolo gregge» (Lc 12,32) della sua comunità e, come tale, chiama i suoi discepoli al riposo: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». E Marco aggiunge un'annotazione umanissima: «era molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare».
«In disparte»: questa espressione non indica solo un luogo di riposo a cui Gesù invita i Dodici, ma designa un vero e proprio ritiro nella sua intimità, per rinsaldare e rinnovare il legame con lui, non solo per ritemprarsi in vista della missione. Si tratta cioè semplicemente di «stare con Gesù» (cfr. Mc 3,14), di vivere con lui momenti di comunione gratuita, senza alcuno scopo che non sia quello di dimorare con il Signore della propria vita. È Gesù stesso che dà l'esempio a coloro che chiama alla propria sequela, cercando costantemente di approfondire la sua comunione con il Padre: egli si sveglia all'alba, si reca in luoghi solitari e prega (cfr. Mc 1,35; Mc 6,46), resta in luoghi deserti (cfr. Mc 1,45); i suoi discepoli devono imitarlo, facendo tesoro della parabola del granello che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l'agricoltore riposa (cfr. Mc 4,26-27).
Ma per gli apostoli, come per Gesù, il riposo talvolta può diventare impossibile. Già in precedenza il ritiro nel deserto non era stato sufficiente a proteggere Gesù dall'accorrere delle folle (cfr. Mc 1,45); qui il segreto progetto di sosta viene scoperto nonostante la partenza su una barca per l'altra riva del lago: il riposo di colui che annuncia il Regno è tanto necessario quanto incerto, e il discepolo deve mettere in conto il fallimento dei propri progetti, esercitandosi all'arte di assumere l'imprevisto. Sì, il riposo sarà certo nel tempo escatologico, nel sabato eterno (cfr. Eb 4,9-11; Ap 14,13), ma sulla terra rimane sempre aleatorio...
«Molti li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero». La velocità di questa folla è impressionante: precede a piedi una barca, dovendo costeggiare il lago e forse anche attraversare il Giordano: è la fretta di chi corre verso il banchetto escatologico imbandito dalla Sapienza, che promette a quanti l'ascoltano riposo (cfr. Sir 6,28; 51,23-27) e nutrimento (cfr. Pr 9,1-6; Sir 24,19-21). La folla ha fame della parola di Dio insegnata con autorevolezza da Gesù (cfr. Mc 1,22.27) e non ha dimenticato il suo invito, fonte di grande consolazione: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi darò riposo» (Mt 11,28).
«Sbarcando, Gesù vide molta folla e ne provò compassione, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose». Gesù prova compassione (cfr. anche Mc 8,2): questo verbo esprime il sentire profondo di Dio, le sue viscere di misericordia per le situazioni di malattia, di miseria e di peccato in cui l'uomo viene a trovarsi (cfr. Mt 18,27; Lc 15,20). E Gesù, a sua volta, assume i sentimenti del Padre, facendosi misericordiosamente prossimo a chi è nel bisogno (cfr. Lc 10,33), commuovendosi di fronte al male che impedisce di vivere in pienezza (cfr. Mt 20,34; Mc 1,41; Lc 7,13). Qui, in particolare, il motivo della sua compassione consiste nel vedere le folle «come pecore senza pastore» (cfr. Nm 27,17; 1Re 22,17): la sua è la compassione del Messia, atteso come pastore capace di guidare e nutrire il gregge di Israele (cfr. Ger 23,1-6; Ez 34); di più, Gesù è «il pastore bello e buono» di ogni uomo (cfr. Gv 10,11.16)...
E noi siamo disposti a partecipare alla compassione del «pastore delle nostre vite» (cfr. 1Pt 2,25)? Ovvero: ci lasciamo scomodare dalle impreviste richieste di aiuto dei nostri fratelli; sappiamo commuoverci di fronte a quanti si trovano nel bisogno, facendo quanto ci è possibile per colmare la loro sete di senso? Solo questa compassione, testimonianza della regalità di Dio sulla nostra vita quotidiana, può costituire il fondamento di ogni autentico annuncio del Regno.
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