Gesù ha appena istituito i Dodici «perché stessero con lui, per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,14-15): egli ha scelto con piena autorevolezza questi uomini, chiamandoli a vivere un'intimità privilegiata con lui. Ma questo gesto suscita una dura opposizione da parte dei suoi familiari, che si aggiunge all'ostilità da parte delle autorità religiose.
Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008
• Genesi 3,9-15 • 2 Corinzi 4,13-5,1 • Marco 3,20-35
LA NUOVA FAMIGLIA DI GESÙ
Gesù entra di nuovo «in casa», probabilmente la casa di Pietro a Cafarnao (cfr. Mc 1,29), e qui si raduna una folla così numerosa da impedire a lui e ai discepoli persino di prendere cibo. I suoi familiari, «sentito questo», vengono per portare via Gesù, ritenendolo «fuori di sé»: a costo di impadronirsi di lui con la forza, vogliono ricondurre a Nazaret colui che se n'era andato di casa e che, con il suo comportamento, procurava loro disonore. Gesù subisce questa offesa da parte della sua famiglia carnale, che si sente da lui scartata in favore della sua nuova comunità, e a essa si sottomette senza reagire. Ma proprio grazie a questa umiliazione potrà discernere la propria vocazione profetica («un profeta non è disprezzato che tra i suoi parenti e in casa sua»: Mc 6,4) e annunciare ai discepoli che anch'essi conosceranno l'odio da parte dei familiari (cfr. Mc 13,12-13).
Il giudizio negativo su Gesù è condiviso anche dagli uomini religiosi, qui rappresentati dagli scribi. Essi scendono in delegazione da Gerusalemme e, in relazione al comportamento di Gesù, al suo liberare le persone dagli spiriti impuri (cfr. Mc 3,10-12), sentenziano: egli scaccia i demoni attraverso il principe dei demoni, Beelzebùl (cioè «signore della dimora», ovvero della persona posseduta), è un suo ministro! Gesù, venuto a conoscenza di questa ostilità nei suoi confronti, convoca gli scribi e parla loro in parabole. L'osservazione del reale mostra che un regno o una casa divisi in se stessi non possono reggersi, ma sono destinati a sfaldarsi. Allo stesso modo - dice Gesù - «come può Satana scacciare Satana? Se il Divisore si ribella contro di sé ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire»... Segue la rivelazione decisiva fatta da Gesù, come suo solito, alla terza persona, affinché l'attenzione non sia diretta a lui ma al Padre che lo ha inviato: «Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non lo avrà legato; allora ne saccheggerà la casa». Sì, Gesù è «il più forte» (Mc 1,7) che vince la forza di Satana, è colui che ha lottato per far arretrare il dominio di Satana e liberare i suoi prigionieri.
È con questa coscienza che Gesù, a partire dall'accusa rivoltagli, emette una sentenza solenne: «Amen, io vi dico: tutti i peccati e le bestemmie saranno perdonati agli uomini; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno». In cosa consiste tale bestemmia? Quando c'è un rifiuto ostinato di riconoscere l'azione dello Spirito santo; quando cioè, vedendo il bene operato da Gesù, invece di riconoscerlo come azione buona secondo Dio lo si attribuisce a Satana, allora si bestemmia lo Spirito santo. È triste ma è così: chi rifiuta il bene operato da Gesù e lo definisce male si chiude alla grazia di Dio, al suo Spirito, e al perdono che in esso viene donato...
L'azione di Gesù contro Satana è profezia del Regno, dove il male e la morte saranno vinti per sempre (cfr. Ap 21,4), e misconoscerla significa impedirsi di far regnare Dio su di sé già oggi. Si tratta invece di aderire a Gesù, entrando a far parte di quella nuova «famiglia» che egli è venuto a creare. L'evangelista esprime questo narrando di seguito la visita dei parenti a Gesù. Giungono sua madre e i suoi fratelli, ma restano «fuori»: attorno a Gesù, in casa con lui ci sono altri, i discepoli che formano una linea di separazione. I parenti questa volta mandano a chiamare Gesù perché sia lui a entrare nel loro spazio, quello dei vincoli di sangue. Gesù però ha rinunciato alla famiglia una volta per tutte e così hanno fatto quelli che gli stanno attorno. Per questo può rispondere: «Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?»; poi, volgendo lo sguardo su quanti gli siedono intorno, afferma: «Ecco mia madre e i miei fratelli. Chi fa la volontà di Dio», quella volontà che è stato il desiderio profondo di Gesù in tutta la sua vita, «è mio fratello, sorella e madre!».
Questa parola lapidaria di Gesù è riservata a tutti coloro che, in ogni tempo, sono da lui chiamati a far parte della sua comunità: in essa non contano più i legami naturali, ma la vicinanza al Signore dipende solo dalla messa in pratica della volontà di Dio. Sì, l'esperienza vissuta da Gesù sarà per sempre quella dei suoi discepoli: e come Gesù ha chiesto l'abbandono di quei legami familiari che sono ostacolo alla libertà per il Regno, così ha promesso «il centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna» (Mc 10,30).
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Anno B - 10a domenica del Tempo Ordinario
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