Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
1a domenica di Avvento (27 novembre 2011)
Aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo (1Cor 1,7)
2a domenica di Avvento (4 dicembre 2011)
Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa (2Pt 3,14)
3a domenica di Avvento (11 dicembre 2011)
Mi ha mandato a portare il lieto annuncio (Is 61,1)
4a domenica di Avvento (18 dicembre 2011)
Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38)
Natale del Signore (25 dicembre 2010)
Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11)
Maria Madre di Dio (1 gennaio 2012)
Giornata mondiale della pace
Educare i giovani alla giustizia e alla pace
Epifania del Signore (6 gennaio 2012)
Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 1,10)
Battesimo del Signore (8 gennaio 2012)
Vide lo Spirito discendere verso di lui (Mc 1,10)
1a domenica di Avvento (27 novembre 2011)
Aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo (1Cor 1,7)
Anche in questo tempo, carico di incertezze e disorientamenti, la gente ha bisogno di una prova d'amore: che Dio rinasca in noi e fra noi.
L'Avvento è una opportunità.
È bene pertanto vigilare, pregare ed amare. È questo che Gesù si aspetta da noi. Un'esistenza grigia e piatta senza sussulti di fede, di pentimento, e concreti gesti d'amore, si priva della presenza di Gesù e, quindi, del suo dono: Dio che visita l'uomo di cui si compiace.
Perché, Signore, lasci indurire i nostri cuori?
Attendiamo con gioia la tua venuta: "Vieni, Signore, ad abitare in noi e fra noi".
Questa è la nostra vocazione cristiana: essere portatori di gioia e speranza per tutti.
Testimonianza di Parola vissuta
DONARE GIOIA E SPERANZA
Riceviamo una telefonata: una suora ci dice che una ragazza, incinta all'ottavo mese, dorme in un bagno pubblico e avrebbe bisogno di una famiglia che la prendesse con sé. Ne parliamo con i bambini: loro sarebbero contenti di accoglierla nella nostra casa. Aspettiamo la telefonata dell'assistente sociale, ma tutto tace, per cui un giorno decidiamo di andarla a cercare noi, aiutati da una famiglia del posto. La troviamo in un locale di video-giochi, dove trascorre la giornata. È figlia di una prostituta ed ha vissuto in un istituto fino a 14 anni.
Tornata dalla mamma è subito scappata di casa per non fare lo stesso mestiere. Gli abbiamo detto: "Se vuoi, puoi venire da noi". Siamo stati contenti di accoglierla.
I nostri amici si sono dati da fare, l'armadio trabocca di corredini. Poi è nata una bella bambina e adesso cerchiamo di aiutarla, con discrezione, a prendersene cura. Siamo la sua famiglia.
(L.A.G., Italia)
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2a domenica di Avvento (4 dicembre 2011)
Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa (2Pt 3,14)
È richiesto, da chi ci ascolta, figure coraggiose e testimoni credibili.
Il Vangelo di oggi ci offre una splendida figura: Giovanni Battista. La forza della sua predicazione, l'umiltà, l'austerità e la coerenza, sono qualità da vivere da tutti noi.
Anche a noi è richiesta infatti la conversione: è obbligatorio il passaggio dall'egoismo all'amore, dalla pretesa al dono, per poter essere testimoni dell'amore di Dio fatto Uomo.
È possibile la conversione? Sì, se rinunciamo al nostro io, vivendo uno stile di vita sobrio e trasparente.
La carica di energia e la forza per essere testimoni e costruttori di pace, ce la dà "Colui che sta per venire".
Testimonianza di Parola vissuta
IL NOSTRO COMPITO
Domenica pomeriggio siamo tornati a casa e l'abbiamo trovata invasa da una quindicina di ragazzi, amici di nostro figlio che, con telecamere e vari altri aggeggi, stavano girando un cortometraggio, compito per la scuola di cinematografia che frequentano.
Tutto era in disordine, compresa la nostra camera da letto. Dopo un attimo di sbigottimento, senza arrabbiarci come di solito facciamo, ci siamo interessati al loro "compito", dimenticando le cose che dovevamo fare. Verso l'ora di cena non avevano ancora finito e mio marito, dato che il frigo era vuoto, è uscito a comprare panini per tutti.
Il risultato di quel pomeriggio l'abbiamo visto prima di tutto in nostro figlio e in alcuni di questi ragazzi che il giorno dopo sono passati a ringraziarci. Uno ha portato anche un piccolo regalo. Abbiamo scoperto in noi un'apertura che pensavamo di non avere: in fondo, è bastato dare più importanza al compito di quei ragazzi che ai nostri programmi, per ritrovarci poi tutti più amici.
R.L., Italia
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3a domenica di Avvento (11 dicembre 2011)
Mi ha mandato a portare il lieto annuncio (Is 61,1)
Lo so. Qualcuno esibirà un sorriso di scetticismo nel sentire parlare di vocazione alla gioia. Ovunque ci imbattiamo nelle ingiustizie, nelle sofferenze, nella menzogna, nello sfrutta-mento dei deboli e degli ultimi.
L'annuncio della parola di oggi ci invita a essere felici: "Fratelli, siate sempre lieti, pregate incessantemente, rende-te grazie, astenetevi da ogni specie di male".
Vivete nella gioia!
Da che cosa vuole essere liberato l'uomo, se non da ciò che rende triste la vita, cioè dal dolore, dal male, dal peccato, dalla morte?
Gesù è nato, rinasce nuovamente per salvarci e liberarci, e avere così la vita in abbondanza.
Testimonianza di Parola vissuta
SCOPRIRE DIO VICINO
Nel tempo libero avevo tradotto dall'italiano in turco un libro di spiritualità. Giorni e giorni a sudare, ma l'avevo fatto per Dio. Sto per partire in vacanza, quando il tipografo che ha stampato quel libro chiede di parlarmi urgentemente. Quasi non lo riconosco. È dimagrito, con gli occhi rossi come se avesse pianto. Lo faccio accomodare offrendogli un caffè. Inizia subito: "Lo sa che quel libro ha capovolto la mia vita? L'ho letto e riletto… Sa, da un mese e mezzo mia moglie mi ha abbandonato. Dopo 26 anni mi sembra impossibile. La nostra famiglia è stata distrutta dal malocchio… A proposito, lei crede in queste cose?".
Alla mia risposta che credo in un Dio che guida la nostra vita, mi dice: "L'ho capito leggendo quel libro; come vorrei che anche mia moglie lo leggesse. Sa che sono arrivato due volte a tentare il suicidio? Ero in cura da uno psichiatra. Ora non ci vado più e non prendo nemmeno le medicine. Dentro di me c'è una forza capace di farmi superare ogni difficoltà: l'ho capito da quel libro, ed è un tesoro che mi tendo stretto…". Era ateo dichiarato. Eppure, mentre gli parlavo, per la prima volta faceva la scoperta di un Dio vivo, vicino. Sembrava trasformato, ringiovanito.
R.M., Turchia
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4a domenica di Avvento (18 dicembre 2011)
Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38)
L'Avvento è un'attesa che ci rivela il mistero nascosto da secoli in Dio e, da nove mesi, nascosto in Maria. Dio ha scorto in Maria il suo nuovo tempio fra noi.
Giunta la pienezza dei tempi, Dio chiede il libero consenso a Maria segno di tutta l'umanità in attesa. E Maria accon-sente: "Ecco, avvenga per me secondo la tua parola". In quell'istante lo Spirito scende su di lei e il progetto di Dio sull'umanità si realizza.
Come Maria, anche in noi c'è un progetto da compiere. E Dio attende il nostro consenso: chiede persone che accolgano con docilità la sua parola, fidandosi pienamente.
"Di fronte a ogni volontà di Dio, dolorosa, gioiosa, indifferente, possiamo ripetere come ci ha insegnato Gesù nel Padre nostro: 'sia fatta la tua volontà'.
Diciamolo prima di ogni azione 'avvenga, sia fatta', e compiremo attimo per attimo, tassello per tassello, il meraviglioso, unico e irrepetibile mosaico della nostra vita, che il Signore da sempre ha pensato per ciascuno di noi" (Chiara Lubich).
Testimonianza di Parola vissuta
UN LUMINOSO CAPOLAVORO
Il 25 settembre 2010 viene dichiarata Beata, Chiara Luce Badano, una giovane diciannovenne di Sassello (GE).
Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, dirà: "Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c'è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra". Chiara Luce, gravemente ammalata, persevera nell'offerta del suo dolore: "A me interessa solo la volontà di Dio, fare bene quella, nell'attimo presente: stare al gioco di Dio". E ancora: "Ora non ho più niente (di sano), però ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare". La sostiene la certezza di essere "immensamente amata da Dio". Per questo è irremovibile nella sua fiducia. Alla mamma trepidante al pensiero di come farà senza di lei, risponde: "Fidati di Dio, poi hai fatto tutto!".
Il 19 luglio del '90 scrive: "La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua…, spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch'io ripeto con te 'Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch'io"… Sono con te certa che insieme a Lui vinceremo il mondo!".
Con l'aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma Chiara Luce la rifiuta: "Mi toglie la lucidità ed io posso offrire a Gesù solo il dolore".
Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: "Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù". Al papà che le aveva chiesto se era sempre disponibile a donare le cornee, aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Poi un ultimo saluto alla mamma: "Ciao, sii felice perché io lo sono" e un sorriso al papà. Al funerale, celebrato dal Vescovo diocesano, centinaia e centinaia di giovani e tanti sacerdoti; eseguono i canti da lei scelti: "Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro".
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Natale del Signore (25 dicembre 2011)
Oggi è nato per noi il Salvatore (Lc 2,11)
"Si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo Figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia".
Un bambino!
La festa di Natale è lo svelamento di un amore.
Il mondo, sgomento, può ricominciare daccapo, affidandosi alla nascita di un Bimbo che ne rinnova la fecondità e la speranza.
Quale stupore! Questo Bambino è la rivelazione di un Dio che è Padre, Amore: un dono offerto a tutti.
Dio non ha disdegnato di farsi come noi.
Pure noi, guardando a Maria, Giuseppe e i pastori, possiamo essere amore per riempire i vuoti dell'amore che sono nel mondo. Basta un saluto, un sorriso, un silenzio, un perdono: la gioia inonderà i nostri cuori.
Testimonianza di Parola vissuta
Alcuni giovani stranieri, arrivati qui per studiare, si trovarono improvvisamente, a causa della situazione politica dei loro paesi, senza alcun sostegno economico.
Saputa la cosa, insieme ad altre famiglie ci siamo impegnati ad aiutarli fino al compimento degli studi. È stata una gara di generosità che ha coinvolto molte persone. I giovani frequentavano le nostre famiglie e il rapporto tra noi cresceva sempre più. A Natale li invitammo a casa nostra. Vennero tre libanesi (un cristiano maronita e due musulmani), un etiopico di religione ortodossa ed un nigeriano musulmano. Ci scambiammo gli auguri nelle diverse forme; si avvertiva tra tutti una profonda commozione.
A capodanno ci invitarono loro. Erano rimasti in piedi tutta la notte per preparare i piatti tipici dei loro paesi; trascorremmo il pomeriggio tra canti e danze della loro terra.
Completati gli studi, molti sono ritornati nei loro paesi. Un giovane musulmano, prima di partire ci ha detto: "Lo stare insieme a voi mi ha segnato profondamente. Prima pensavo che Dio è giudice; vivendo con voi ho capito che è un padre che mi vuole bene".
(L.F.C., Italia)
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Maria Madre di Dio (1 gennaio 2012)
Giornata mondiale della pace
Educare i giovani alla giustizia e alla pace
Oggi siamo invitati a vedere con particolare amore Maria e invocarla come madre di Dio e di tutti noi. Affidiamo a lei il nuovo anno, perché sia un anno di pace: "Il Signore faccia risplendere su di noi il suo volto e ci dia pace".
Benedetto XVI, con il messaggio per la 45ª Giornata Mondiale della Pace, entra nel vivo di una questione urgente: "Educare i giovani alla giustizia e alla pace".
Segnaliamo alcune sue proposte:
- Occorre ascoltare oggi e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell'affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico.
- Risulta quindi un dovere delle presenti generazioni quello di porre le future nelle condizioni di esprimere in maniera libera e responsabile l'urgenza di un mondo nuovo.
- La Chiesa accoglie i giovani e le loro istanze come il segno di una sempre promettente primavera ed indica loro Gesù come modello di amore che rende «nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
- I responsabili della Cosa Pubblica sono chiamati ad operare affinché istituzioni, leggi e ambienti di vita siano pervasi da umanesimo trascendente che offra alle nuove generazioni opportunità di piena realizzazione e lavoro per costruire la civiltà dell'amore fraterno, coerente alle più profonde esigenze di verità, di libertà e di giustizia dell'uomo.
Testimonianza di Parola vissuta
Un giovane si avvicina: "Posso chiederti 50 centesimi? Dovrei andare con il bus a casa dei miei genitori, ma non ho più un centesimo". Capisco subito che è qualcuno che vuol comprarsi la droga. Cosa fare? La scelta di impegnarmi a vivere il Vangelo mi spinge a vedere in lui un mio prossimo, un fratello. Forse anche lui, come me, come ognuno, ha bisogno di sentire che Dio lo ama immensamente, così com'è, che lo accoglie, che lo capisce! E Dio si può servire ora di me per fargli arrivare il suo amore.
"Certo! – replico – Posso accompagnarti fino alla stazione del bus e lì ti compero un biglietto!". "Cosa, tutto il biglietto? – esclama il ragazzo, precisando immediatamente che il biglietto costa 4.50 franchi e che la fermata è ancora lontana. "Non fa niente, sono contenta di poter fare un pezzo di strada con te". E gli chiedo come si chiama. Michele riprende: "Sai, a dire il vero, non è che avevo l'intenzione di prendere il bus, ma sarei piuttosto contento se posso comperarmi qualche cosa da mangiare, ho una fame atroce". Gli propongo di accompagnarlo fino al prossimo bar in modo che possa scegliere quello che vuole. "Cosa? Tu faresti questo per me? Non potresti darmi piuttosto i soldi?". "No, mi dispiace, ma i soldi non te li do perché so che….". E lui: "…che li utilizzo per comprarmi la droga". A questo punto vedo un cambiamento nei suoi occhi, diventano chiari, belli e mi dice la verità. Che è già stato diverse volte in una casa per disintossicarsi ed era anche riuscito a smettere, ma appena in libertà: è più forte di lui! … e racconta della sua vita, della sua voglia di farcela… ma…
L'ascolto e alla fine gli dico: "Una cosa ti prometto, forse tu non credi, ma da oggi in poi io pregherò per te e ti porterò nel mio cuore!". Lui: "Grazie!" E nel suo sguardo c'è un filo di speranza e di serenità!
Sento che Gesù non mi chiede solo di parlare dell'Amore, ma di amare concretamente. Allora prendo il mio borsellino, dicendo: "Guarda, non ho tanti soldi. Pensavo di comprarmi un panino per il pranzo, ma questi soldi sono per te".
Mi abbraccia, mi guarda e dice: "Vado a comperarmi una birra!".
C.P., Lugano - Svizzera
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Epifania del Signore (6 gennaio 2012)
Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 1,10)
I Magi sono in viaggio in cerca di speranza.
A Gerusalemme sono accolti dal re Erode: "Dov'è colui che è nato?", chiedono. "E tu, Betlemme, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo, che sarà il pastore del mio popolo, Israele", è scritto.
Si rimisero in viaggio: la luce della stella illuminò il loro cammino e giunsero a Betlemme: videro e credettero.
Per loro si rendeva vero ciò che avevano sempre spe-rato: che la verità di Dio poteva venire da tutte le latitudini e che la salvezza da loro stessi cercata nei propri paesi, passava anche per luoghi inediti, per stra-de sconosciute. Giunti a Betlemme, "entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre".
A quel punto, stupiti da così grande evento, con grandissima gioia offrirono a Colui che aveva aperto i loro cuori dei preziosissimi doni: oro, incenso e mirra.
Quel Bambino è la manifestazione (Epifania) vivente di un Dio che non fa preferenze di persone. È punto di convergenza degli aneliti di tutte le genti, che rende possibile la fratellanza universale: la diversità diventa unità. Offriamo pertanto anche noi a chi è in ricerca, la nostra testimonianza, e la gioia si moltiplicherà e si diffonderà nel mondo.
Testimonianza di Parola vissuta
Quando sono rimasta incinta della quarta figlia abitavamo in una piccola casa che non aveva spazio nemmeno per un altro lettino. Provavo una grande sospensione e paura per il futuro, anche perché la nostra situazione economica era molto difficile. Mi dicevo però di non preoccuparmi, ma di gettare ogni sollecitudine nel cuore del Padre, che pensa persino agli uccelli dell'aria... Così mio marito ed io abbiamo chiesto a lui ciò che serviva per questo nuovo figlio, abbandonandoci nelle sue mani. Alcuni giorni dopo una vicina di casa, che aveva saputo della mia gravidanza, è arrivata portandomi il corredo di una sua nipotina e persino la culla e il materasso! Era veramente il centuplo promesso dal Vangelo.
Sopportando con pazienza la disapprovazione dei nostri famigliari ed amici per ogni bambino che nasceva, abbiamo sempre sperimentato la paternità di Dio, che in mille modi ha provveduto alle nostre necessità, sia per la nascita degli altri tre figli, sia per la ristrutturazione della nostra casa. Oggi i figli più grandi incominciano a lavorare e nulla veramente ci è mai mancato.
L.F., Brasile
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Battesimo del Signore (8 gennaio 2012)
Vide lo Spirito discendere verso di lui (Mc 1,10)
Oggi il Battesimo rischia di essere relegato ad un rito formale o tradizionale con cui, in un contesto di festa familiare, si impone al neonato il nome e si registra tra gli appartenenti alla religione cristiana.
Nella Festa del Battesimo di Gesù, quando il Padre ne rivela l'identità: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento", noi possiamo riscoprire il senso profondo del nostro Battesimo.
Dio rivelandoci la sua paternità ci consacra ad un servizio di salvezza verso tutti. È pertanto un dono di Dio Amore, che diventa testimonianza e servizio.
Così anche noi, fatti cristiani, condividiamo la missione di Gesù e sentiamo rivolte a noi le parole dolci e incoraggianti di Dio Padre: "Tu pure sei il mio figlio prediletto. in te ho posto mio compiacimento".
Testimonianza di Parola vissuta
Alberto è un uomo tra i 50 e 60 anni dall'aspetto mal ridotto. Ha un lavoro saltuario come muratore. Vive con un amico, Tonino, anche lui cinquantenne. ex detenuto in libertà vigilata, dopo aver trascorso circa 30 anni in carcere. Vivono in un appartamento fatiscente, un vero tugurio in mezzo ad un gran disordine e caos.
Nei primi tempi, sembravano diffidenti nei nostri confronti. Poi, pian piano, avvertendo la solidarietà, sono diventati più spontanei. Cominciano a raccontare le loro storie e si sente che c'è tanta voglia di ricominciare... Noi li ascoltiamo in silenzio, cercando di farci uno con loro. Questo apre, pian piano, i loro cuori. Lasciamo loro qualcosa da mangiare.
Nel mese di giugno, suo fratello Angelo è uscito da Rebibbia e possiamo conoscerlo. Il suo fisico è molto provato dopo tanti anni di carcere e di dipendenza dalla droga. Avrebbe bisogno di recuperare un minimo di stabilità e fiducia in se stesso, prima di essere reinserito nella vita sociale, ma lui pensa di stare bene e non ritiene necessario andare presso un centro di recupero.
In questi casi, non si può fare nulla se manca la consapevolezza del proprio stato. Cerchiamo di farglielo capire, anche con l'aiuto di suo fratello Alberto.
È alla ricerca di un lavoro e ci chiede aiuto, ma non è ancora in grado di mantenere simili impegni. Sua moglie è morta suicida e suo figlio è stato affidato alla nonna materna, polacca. Un giorno, ci esprime la sua gioia e gratitudine nell'aver avuto l'opportunità di trascorrere una giornata intera con suo figlio di circa 10 anni.... Si era sentito chiamare "papà" e gli aveva potuto comperare un paio di scarpe.
Bruna e Carlo F.
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