Rendimento di grazie



Il diaconato in Italia n° 168
(maggio/giugno 2011)

RIQUADRI


Rendimento di grazie
di G.B.


La Chiesa continuamente rende grazie a Dio (Ef 5,20) per mezzo di Gesù che con il suo «sì» al Padre ci ha fatto dono del suo Spirito rendendoci veri figli di Dio (1Gv 3,1) e realizzando nella pienezza dei tempi il mistero della sua volontà eterna (Ef 1,3s). Ma questa azione di grazie, questa preghiera eucaristica per essere vera non può essere pronunciata solo con le labbra o per abitudine, ma deve partire dal cuore (Is 29,13) e deve essere fatta con gli stessi sentimenti di Gesù «il quale pur essendo di natura divina non considero un tesoro geloso lo sua uguaglianza con Dio» (Fil 2,5-6), ma ad un cenno del Padre che lo invitava a porre la sua tenda tra gli uomini (Sir, 24,8) obbedì prontamente divenendo carne, facendosi uomo (Gv 1,14) e offrendo il suo corpo e il suo sangue per la nostra salvezza (Mt 26,28) e per la nostra santificazione (Eb 10,14). Ora è proprio questa offerta della nostra volontà alla volontà del Padre riconosciuta nella sua Parola che nella Messa rende gradito a Dio il «nostro» sacrificio (Sal 40,7-9). È questo nostro abbandonarci come Gesù prontamente e senza riserve al Padre (Lc 23,46), il vero ringraziamento accetto a Dio (1Sam 15,22) e il canto di lode a lui gradito (Sal 69,31-32). Chi si riempie di stupore per l'opera sempre nuova di Dio sente il bisogno di aderire immediatamente e totalmente a Lui. In questo duplice movimento di meraviglia e di adesione incontenibile sta il vero ringraziamento, la vera benedizione che non vorrebbe finire mai (Sal 104).



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