Il diaconato in Italia n° 168
(maggio/giugno 2011)
IL PUNTO
Annunciare il volto nascosto di Dio
di Giuseppe Bellia
Come affermava con lucida provocazione Dostoevskij il punto cruciale di ogni autentica evangelizzazione sta in questo: «se un uomo, imbevuto della civiltà moderna, un europeo, può ancora credere; credere proprio nella divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo. In questo infatti sta tutta la fede». La viva esortazione di Benedetto XVI, nel suo discorso a Subiaco dell'1/4/2007, sembra rispondere proprio a questa esigenza di una fede che sappia dire in ogni tempo le ragioni della propria speranza: «Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. [...] Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all'intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini».
Con quale stile missionario allora ministri e cristiani devono operare nell'attuale congiuntura socio-culturale? Nessuno ha ricette pronte o soluzioni efficaci da proporre se non di riaffermare, come già aveva fatto Paolo VI nell'Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (47), che non si dà nessuna vera evangelizzazione se prima di tutto non si supera l'equivoco di disgiungere o di opporre, come continua ad accadere in molti casi, «l'evangelizzazione e la sacramentalizzazione».
C'è però qualcosa che connota in senso tipicamente cristiano l'opera degli evangelizzatori: «non si insisterà mai abbastanza sul fatto che l'evangelizzazione non si esaurisce nella predicazione e nell'insegnamento di una dottrina. Essa deve raggiungere la vita: la vita naturale alla quale dà un senso nuovo, grazie alle prospettive evangeliche che le apre; e la vita soprannaturale, che non è la negazione, ma la purificazione e la elevazione della vita naturale. E conclude che solo a questa condizione l'evangelizzazione può dispiegare «tutta la sua ricchezza quando realizza il legame più intimo e, meglio ancora, una intercomunicazione ininterrotta, tra la Parola e i Sacramenti».
Da Qohelet in avanti abbiamo appreso che la presenza Dio nel mondo è velata, nascosta. Sul mare passa la sua via, dice l'orante, i suoi sentieri sulle grandi acque, ma le sue orme restano invisibili (Sal 77,20). Oggi, come ieri, all'evangelizzatore è richiesto di annunciare questa scandalosa presenza con uno stile adeguato che non contraddica quella mirabile discrezione divina.
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