Gli equilibri di vita



Il diaconato in Italia n° 166
(gennaio/febbraio 2011)

LE INTERVISTE


Gli equilibri di vita
di Vincenzo Testa




Iniziamo con questo numero della rivista una serie di interviste che hanno come filo conduttore il ministero diaconale nel suo dispiegarsi nel quotidiano. Desideriamo così presentare il pensiero, l'opinione e la testimonianza concreta non solo dei diaconi, ma anche le loro spose, magari di vescovi, di sacerdoti, di teologi o altre personalità che a vario titolo hanno conosciuto e conoscono il ministero diaconale.

Per la nostra prima intervista, abbiamo creduto opportuno colloquiare con Montserrat Martinez Deschamps, sposata con il diacono Aurelio Ortin Montserrat, vive a Barcellona e ha quattro figli e sette nipoti; è laureata in Filologia classica, Filologia inglese e scienze religiose. È direttrice del Servei de Catequesi Mossen Bonet, per la formazione permanente dei catechisti, professoressa di scuola superiore, di inglese e religione nella scuola gesuita "Casp" di Barcellona. È autrice di vari libri per la catechesi e per l'applicazione del Catechismo "Jesus es el Senor". L'ultimo suo libro ha per titolo: "Matrimonio e diaconato nella Chiesa di comunione", edito da Claret nel 2006. Ringrazio di cuore Montserrat Martinez Deschamps che ho conosciuto al nostro Convegno Nazionale del 2010 a San Giovanni Rotondo per la cortesia, la disponibilità ad accogliere questa mia intervista.
Le mie domande sono volutamente semplici e stringate. Ciò al fine di consentire un'ampia libertà di espressione e di comunicazione rispetto ad una tematica, quella del ministero diaconale appunto, che richiede, a mio giudizio, oggi più che mai, una più ampia conoscenza nel popolo di Dio e tra quanti, a vario titolo sono chiamati a promuoverne il servizio nelle comunità.


D. Cosa pensi del ministero diaconale?

R. Il diaconato è una grazia di Dio nella chiesa. Il diaconato è il grado inferiore nel sacramento dell'Ordine e per tanto è espressione della grazia divina in quelli che lo ricevono, nella chiesa e nel mondo. Un diacono, una volta ordinato, per mezzo dell'imposizione delle mani da parte del vescovo e con la preghiera dell'ordinazione, accede al ministero ordinato al fine di servire la chiesa in una maniera diversa da quella concessa a tutti i cristiani col sacramento del battesimo e della confermazione.
Il sacramento dell'Ordine, nel grado del diacono, configura l'ordinato a Cristo servitore: il diacono si compromette per sempre a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità.
Il vescovo è chi concede al diacono la sua missione ministeriale, d'accordo con le sue capacità, con la sua preparazione, con le sue circostanze familiari e personali, guardando anche alle necessità della diocesi. Il diacono esercita il suo ministero al servizio del suo vescovo, In comunione con i presbiteri e gli altri diaconi.


D. Qual è il contributo che i diaconi possono dare alla Chiesa in questo tempo?

R. Il fatto che il Concilio Vaticano II abbia reinstaurato il diaconato come grado permanente dell'ordine sacro ha fatto sì di poter recuperare la ricchezza ministeriale del sacramento dell'ordine; il diaconato non è solo un passo per l'ordinazione sacerdotale, anzi torna ad essere in sé stesso segno concreto e specifico dello Spirito Santo nella chiesa, essendo icona di Cristo che è venuto a servire e non per essere servito.
Quando in una diocesi hai vescovo, presbiteri e diaconi, il ministero ordinato si compie in tutta la sua ricchezza. Però quando si guarda al diacono solo per la sua funzione, specialmente in diocesi con grande mancanza di sacerdoti, si perde di vista l'identità propria del diacono che è quella del servizio nella chiesa, a immagine del Cristo servitore. Il Vaticano secondo aprì anche la possibilità che il diaconato permanente potesse essere conferito anche a uomini sposati; attualmente più del 90% dei diaconi permanenti del mondo sono sposati. D'altra parte, la maggior parte dei diaconi mantiene la propria vita lavorativa, che è la fonte di mantenimento suo e della sua famiglia. Il fatto di essere lavoratori e uomini con mogli e figli li avvicina di più alla vita dei laici e quindi può permettere di capire meglio le loro difficoltà e i loro problemi, sono come un ponte tra questi e il resto della gerarchia, che a sua volta può sentirli più vicini.


D. Qual è la tua personale esperienza di moglie di un diacono?

R. La mia esperienza, dopo 29 anni, è globalmente positiva. Nonostante chi abbia ricevuto il sacramento dell'ordine sia stato mio marito, io ho sempre accompagnato il suo ministero secondo le tappe della nostra vita: figli piccoli, figli adolescenti, figli adulti, nipoti, lavoro fuori casa. La sua vocazione e la sua missione diaconale si sono convertite in una opzione di vita condivisa; il suo compromesso con e nella chiesa è stato anche il mio, in certi versi, e ha influito sulla nostra vita familiare e coniugale.
Certamente ha avuto anche molte difficoltà, però la mia esperienza è che tra il matrimonio e il diaconato c'è un arricchimento reciproco, il matrimonio, cioè, la grazia del sacramento del matrimonio e la vita familiare, concede al diacono una vita d'amore, dono, generosità, sforzo e comprensione, che arricchisce il ministero del diacono; d'altra parte, la grazia del sacramento dell'ordine arricchisce la vita matrimoniale e familiare, portando il valore del compromesso, la spiritualità del servizio, l'amore per la chiesa, ai suoi ministri e a tutto il popolo di Dio.


D. Dal tuo punto di vista quali sono le problematiche che deve saper affrontare la moglie di un diacono?

R. Il diacono, quando viene ordinato, porta a termine un processo di formazione, che a volte è duro e lungo, vede compiuti i suoi desideri di essere consacrato alla chiesa e servirla, vede che la sua vocazione si concretizza in una missione ministeriale; tutto questo spiega che anche se il suo compromesso matrimoniale viene prima, il suo dedicarsi alla chiesa è molto importante e può arrivare ad essere "assorbente"; molte volte l'attenzione per la moglie e per la famiglia può passare in secondo piano; sono molte le mogli e i figli dei diaconi che risentono della mancanza di vita familiare o del tempo dedicato dal diacono alla moglie e ai figli.
La moglie deve affrontare questa situazione con generosità e comprensione, però deve anche, con tenerezza, dialogare con il marito affinché si raggiunga l'equilibrio tra i doveri e il compromesso che comportano la vita familiare e il ministero diaconale. Anche i sacerdoti e i vescovi devono tener conto, quando il diacono è sposato, che non devono riempirlo troppo con compiti ecclesiali, affinché non trascuri le sue responsabilità familiari.


D. Cosa può fare un diacono per vivere bene il suo ministero insieme alla propria moglie?

R. Il diacono deve cercare l'equilibrio tra il suo ministero e la sua vita personale, lavorativa e familiare. La fiducia con la moglie, il suo amore, e il suo dedicarsi alla famiglia, la capacità di riconoscere e correggere errori, aiutano affinché questo equilibrio sia possibile. Però non possiamo dimenticare che, molto specialmente, la preghiera gli dà forza per realizzare positivamente il suo compito diaconale e per la sua vita familiare e sociale; la fede in Cristo e l'unione con Lui tinge la vita del diacono, in tutti i suoi aspetti, di speranza, di amore e di atti di grazia.


D. Hai dei suggerimenti da dare alle mogli dei diaconi?

R. I suggerimenti non sono solo per le mogli, ma anche per i diaconi: amore, dialogo, comprensione, generosità e preghiera.




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