E la formazione?



Il diaconato in Italia n° 166
(gennaio/febbraio 2011)

FOCUS


E la formazione?
di Bartolomeo Sorge



La situazione odierna chiede ai fedeli laici una maturità maggiore e una coerenza esemplare tra fede e impegno storico, ogni giorno più difficile. Infatti, nella chiara distinzione tra il piano religioso e quello delle realtà temporali, dovranno essere i fedeli laici a decidere che cosa fare, senza chiedere ogni volta ai Pastori come risolvere i problemi anche gravi che nascessero (cf. Gaudium et spes, n. 43). Il Concilio, cioè, riconosce ai laici (singoli o aggregati) il compito insostituibile di testimoniare i valori cristiani nella vita personale e nel loro impegno civile, mediandoli in termini «laici» accettabili da tutti e procurando, nella misura del possibile, che anche la legislazione vi si ispiri, nel rispetto della laicità, del pluralismo e delle regole democratiche. I fedeli laici, dunque, non sono «esecutori passivi» delle direttive della Gerarchia, ma veri «collaboratori responsabili» dell'unica missione evangelizzatrice. Per questo, ovviamente, è importante che essi siano formati in modo adeguato.
A Verona, Benedetto XVI ha definito l'educazione della persona una «questione fondamentale e decisiva» e ha dedicato un intero paragrafo del suo discorso alla necessità della formazione per «risvegliare il coraggio delle decisioni definitive [...] indispensabili per crescere e raggiungere qualcosa di grande nella vita». Ci saremmo attesi che il Convegno, prendendo spunto dalle parole del Pontefice, desse maggior risalto al tema «decisivo» della formazione dei laici da parte della comunità cristiana. Non basta riaffermare il «ruolo-guida» e la «efficacia trainante» della fede attraverso la purificazione della ragione, se poi nella prassi non si valorizza come si deve la collaborazione responsabile del laicato.
È l'ora dei laici. Ciò spiega perché, anche a Verona - come nei precedenti Convegni -, sia stata riproposta dalla base ecclesiale la domanda di creare nella comunità spazi di formazione e di discernimento tra le diverse componenti ecclesiali, per affrontare insieme i gravi problemi che interpellano la Chiesa e il Paese. La sensazione, però, è che questa richiesta non sia stata accolta neppure dal convegno di Verona, come invece aveva fatto sperare la prolusione del cardo Tettamanzi. È deludente che dell'intenso paragrafo del Papa sulla educazione ci si sia limitati, per lo più, a evidenziare l'accenno (peraltro giusto) a superare i pregiudizi sulla «scuola cattolica». E la formazione di un laicato maturo?



----------
torna su
torna all'indice
home