Chi era don Altana?



Il diaconato in Italia n° 164/165
(settembre/dicembre 2010)

CENNI BIOGRAFICI

Chi era don Altana?



Alberto Altana nasce a Reggio Emilia il 28 agosto 1921 da una famiglia della borghesia reggiana dell'ambito delle professioni medico-sanitarie: il padre istituì il primo laboratorio privato di analisi chimico-cliniche; il fratello di Alberto, morto di recente, è stato uno dei più noti cardiologi della città. Per Alberto il padre sognava la professione forense e per questo l'aveva indirizzato prima al ginnasio-liceo, poi agli studi di giurisprudenza a Bologna (prima laurea) e al conseguimento di una seconda laurea in filosofia alla Cattolica di Milano. Ma rimase profondamente deluso quando, negli anni '40, Alberto manifestò il fermo proposito di diventare prete e per di più nei Servi della Chiesa, ordine secolare che fa della condivisione di vita con i poveri il cardine della propria spiritualità.
Fu ordinato nel 1949, dopo aver conseguito anche la laurea in teologia presso l'Università Gregoriana. Egli fu assistente dell'Azione Cattolica diocesana dal '51 al '58, mentre iniziava nel medesimo periodo la sua esperienza di parroco in luoghi in cui nessuno voleva andare perché privi di tutto (anche di chiesa e casa canonica) e ritenuti pericolosi per l'ostilità della popolazione: fu così parroco, in Reggio Emilia, a San Giuseppe al Migliolungo ('51-'58), a San Giovanni Bosco al Tondo ('58-'63), dove gli morì il curato servo della Chiesa a 27 anni, don Urbano Bellini, che trascurò la sua salute per la salvezza delle anime.
Dal '63 al '68 è parroco a Roma, nel quartiere popolare della Magliana, dove fonda la parrocchia di San Gregorio Magno. Dal 1968, rientrato a Reggio Emilia, viene incaricato da Don Dino Torreggiani, fondatore e superiore dei Servi della Chiesa, di occuparsi del diaconato permanente per l'approfondimento teologico e per la sua promozione a tutti i livelli. Egli legò strettamente la prospettiva conciliare di una chiesa comunione di vita nello Spirito e missionaria mediante la testimonianza capillare del Vangelo, vissuto in povertà e servizio, al ripristino del diaconato permanente, che considerò «espressione e fattore del rinnovamento della chiesa». Il suo intervento interessò direttamente la CEI, le Chiese locali e le singole persone, mediante contatti personali, seminari, esercizi spirituali, convegni e, soprattutto, la rivista da lui fondata, "Il diaconato in Italia". Per otto anni ha vissuto muovendosi in una carrozzina e privato della parola non poteva più comunicare il suo ardore caritativo. Si avverava per lui quell'aspirazione all'immolazione totale e di annientamento, iscritta nella vocazione del cristiano, ad imitazione di Gesù che «annientò se stesso» come dice Paolo nella lettera ai Filippesi. Il Signore gli ha aperto la porta del cielo a mezzogiorno del 22 dicembre del 1999.





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