Ascetica del presente

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da Ogni momento è un dono
riflessioni sul vivere nel presente

di Chiara Lubich



Ascetica del presente


Nel treno del tempo
Non pensando a sé
Perché Lui risorga in noi
Essere "amore" nel presente
Saper perdere
Come su un'altalena
Ginnastica meravigliosa
Costruire per l'altra vita



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Nel treno del tempo

Durante i primi tempi del Movimento, la vita poteva mancarci da un momento all'altro, perché non eravamo ben riparate dai bombardamenti. Essendoci allora chieste: quando dobbiamo amare Dio facendo la sua volontà? abbiamo subito capito: ora, adesso, perché non sappiamo se avremo il dopo.
L'unico tempo che avevamo nelle nostre mani era il momento presente. Il passato era già passato, il futuro non sapevamo se ci sarebbe stato. Si diceva: il passato non è più, mettiamolo nella misericordia di Dio. Il futuro non è ancora. Vivendo il presente, si vivrà bene anche il futuro quando diverrà presente.
Com'è sciocco - si commentava - vivere nel passato, che non torna, o in un futuro che forse non sarà mai ed è per ora imprevedibile!
Si faceva l'esempio del treno. Come un viaggiatore per arrivare alla mèta non cammina avanti e indietro nel treno, ma sta seduto al suo posto, così noi dobbiamo star fermi nel presente. Il treno del tempo cammina da sé.
E presente dopo presente saremmo arrivate al momento dal quale dipende l'eternità.
Amando la volontà di Dio nel presente con tutto il cuore, tutta l'anima, tutte le forze, avremmo potuto adempiere, per tutta la nostra esistenza, il comando di amare Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, tutte le forze.


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Non pensando a sé

Far d'ogni ostacolo una pedana di lancio, non "sopportare" la croce, qualsiasi volto essa abbia, ma attenderla ed abbracciarla minuto per minuto come fanno i santi.
Dire quando arriva: «Questa volevo, Signore!».
E, detto di sì al Signore, l'anima deve vivere con pienezza il momento che segue, non pensando a sé, al suo patire, ma a quello degli altri, o alle gioie degli altri che deve condividere, o ai pesi degli altri che deve portare con essi, o all'adempimento dei propri doveri sui quali, per volontà di Dio, onde siano elevati a continua preghiera, va riversata l'attenzione di tutta la mente, l'affetto di tutto il cuore, tutta la vigoria della propria forza.
È questo il piccolo segreto col quale si costruisce, mattone su mattone, la città di Dio in noi e fra noi. E ci inserisce, già dalla terra, nella divina volontà che è Dio, eterno presente.


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Perché Lui risorga in noi

È così la perfezione cristiana: rinuncia e croce. Sono parole dure, ma lo sappiamo che il Santo Viaggio2 è impegnativo. E poi, questo è il cristianesimo: vivere la morte di Gesù perché Lui risorga in noi, momento per momento. Quindi, potare l'uomo vecchio, perché l'albero della nostra vita non rimanga un cespuglione inutile, ma dia frutti saporiti. Non vogliamo attendere soltanto l'ultimo momento per offrire a Dio la nostra morte quando essa sarà ormai inevitabile. L'amore per Lui ci dice di morire, col suo aiuto, giorno per giorno per risorgere giorno per giorno, momento per momento.

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2. Il cammino spirituale verso la perfezione (cf. Sal 83 [84], 6: «Beato l'uomo che pone la sua fiducia in Te e decide nel suo cuore il santo viaggio») [N.d.E].


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Essere "amore" nel presente

Nelle varie spiritualità che hanno abbellito la Chiesa attraverso i secoli, molti sono stati i modi suggeriti dallo Spirito Santo per insegnare ai cristiani ad annullarsi: vi sono coloro che s'impegnano costantemente a rinnegare se stessi, a mortificazioni anche grandi, altri che tendono al cosiddetto "nada" (niente), niente di tutti gli appetiti (cioè i desideri), ecc.
Noi, pur tenendo presente il dovere della rinuncia, dobbiamo seguire una via particolare: trovare il nulla di noi pensando a Dio e alla sua volontà, e al prossimo vivendo in noi le sue ansie, le sue pene, i suoi problemi, le sue gioie.
Sì, amando.
Se siamo "amore" sempre, nel presente, noi, senza che ce ne accorgiamo, siamo per noi stessi nulla.
E perché viviamo il nostro nulla affermiamo con la vita la superiorità di Dio, il suo essere Tutto.
Nello stesso tempo però, perché siamo nulla nel presente essendo amore, Dio ci fa subito partecipi di Lui, e allora siamo "niente" per noi stessi e "tutto" a causa di Lui.
E quindi facciamo sempre nostra la volontà di Dio: quella che conosciamo ed abbiamo programmata, e quella imprevista, che si manifesta giorno per giorno, ora per ora.
Così facendo non sarà solo la nostra preghiera a dirGli: «Tu sei tutto, io sono nulla», ma lo griderà la nostra stessa vita.


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Saper perdere

Fare la volontà di Dio, solo quella e non altro. E ciò significa fare bene, per intero, ogni momento, quell'azione che Dio ci chiede. Essere tutti lì in quell'opera, eliminando ogni altra cosa, perdendo pensieri, desideri, ricordi, azioni... che riguardano altro. Parlare, telefonare, ascoltare, aiutare, studiare, pregare, mangiare, dormire, senza curarci di nient'altro; fare azioni intere, pulite, con tutto il cuore, la mente e le forze. È questo il modo di amare Dio.


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Come su un'altalena

Bisogna "arrendersi" alla volontà di Dio.
Perché se ci si arrende, senza resistenza, la grazia attuale che abbiamo per vivere l'attimo presente funziona. E funziona sotto forma di ispirazione, di sprone alla volontà, la illumina e la entusiasma. Ho visto come bisogna veramente "arrendersi", nel senso che bisogna staccar l'ultimo filo della nostra volontà e abbandonarsi completamente come avviene su un'altalena, quando, mollato da una parte, uno va tutto dall' altra.


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Ginnastica meravigliosa

Fermiamoci un momento. Osserviamo come il tempo cammina. Mettiamoci bene nel presente e compiamo la volontà di Dio, perdendo decisamente la nostra, sacrificando tutto ciò che abbiamo in cuore o nella mente, ma che non riguarda il presente. Può essere un ricordo anche vivissimo, un'idea, un desiderio, un sentimento anche profondo, una cosa, una persona ... Applichiamo cuore, mente e forze solo alla volontà di Dio. Così amiamo veramente Dio, con tutto il cuore, la mente, le forze: Dio, il nostro Ideale.
È una ginnastica meravigliosa: è un morire ogni volta per sempre rinascere. È la principale penitenza che il Cielo ci domanda oggi.


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Costruire per l'altra vita

Qualche volta, per la stanchezza, non si vede l'ora che finisca una certa cosa. Ma se ci si ricorda che bisogna vivere l'attimo presente, si arriva al fondo tutti sollevati. Perché se ci si concentra sull'attimo presente, si è come portati. E ogni attimo si costruisce, per l'altra vita.



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