La creazione della donna



Il diaconato in Italia n° 163
(luglio/agosto 2010)

PAROLA

La creazione della donna
di Elisabetta Granziera



Significato biblico dei termini
Nel racconto della creazione possiamo incontrare una chiave di lettura per comprendere il significato biblico della donna. Sono due le versioni che ci parlano della creazione, appartengono a due tradizioni e a due periodi diversi della storia d'Israele: a) racconto Jahwista (Gen 2,4b-3,24); più antico risale all'epoca della monarchia; b) racconto Elohista (Gen 1,1-2a) risale all'epoca dell'esilio babilonese. In tutte le civiltà esistono racconti ed epopee sull'origine del mondo, tuttavia il racconto del popolo d'Israele è un racconto unico nel suo genere perché legato ad una esperienza di liberazione. Il primo racconto, quello Jahwista, viene redatto dopo l'evento fondamentale della liberazione dalla schiavitù egiziana. Il secondo dopo l'esperienza della schiavitù babilonese e la richiesta a Dio di venirne liberati. Cosa dicono questi racconti in relazione alle donne? Entrambi attestano l'uguale dignità dell'uomo e della donna, la sacralità della vita umana, la straordinaria attenzione, sapienza, bellezza, bontà, onnipotenza che Dio mette in campo nel creare la prima coppia umana. Il Signore Dio plasmò l'adam con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente (cf. Gen 2,7). È Dio il protagonista! È Lui che plasma l'adam.
Plasma (yasar), il verbo indica l'opera di un artigiano, di un vasaio, che modella della creta. L'adam, termine che viene da terra (adamàh); collettivo generico, non vi è alcuna distinzione di sesso. Si può dire che Dio plasma l'essere umano. Con polvere del suolo: polvere (aphar) si tratta di particelle microscopiche, come la sabbia del deserto. Indice di leggerezza ma anche instabilità, dispersione, inconsistenza. Tutto questo rivela qualcosa della fragilità che accompagna la condizione umana. Soffiò nelle narici un alito di vita (nismat hayyim) solo con questo alito di vita l'adam diviene (nephes hayyah) essere vivente. Da questa breve ed elementare descrizione dei termini si possono cogliere particolari importanti per fare un confronto positivo con il passo biblico che racconta la creazione della donna.

La creazione della donna
Il racconto della creazione della donna inizia con «Dio disse: non è bene che l'uomo sia solo! Gli voglio fare un aiuto che gli sia adatto» (Gen 2,18.21-22). Notiamo subito un cambiamento. È la prima volta che nel racconto esce dalla bocca dell'Altissimo un «non è bene». Finora la creazione era stata tutta «bella e buona» ora invece Dio nella sua Sapienza afferma che non è bene che l'uomo sia solo, giudicando così negativa per l'essere umano la solitudine, la mancanza di relazione e di comunicazione, l'isolamento e tutte le loro conseguenze. Perché l'uomo non sia solo non basta la relazione con la realtà che lo circonda, non basta nemmeno la relazione con Dio, ci vuole la relazione con l'altro, sembra voler dire che non si può arrivare a Dio se non attraverso la relazione con l'altro.
Gli voglio fare un aiuto che gli sia adatto (ezer = aiuto) un termine utilizzato spesso nella Bibbia per indicare esclusivamente l'azione di Dio e questa azione di Dio è sempre azione di salvezza, di aiuto, di vita. Emerge da questo tipo di azione una certa "superiorità", infatti quando una persona cerca aiuto presso un'altra valuta che l'altra sia in grado di offrirglielo e, in qualche modo, conosca o sia in possesso di capacità più ampie delle sue, capacità che siano in grado di aiutarlo a risolvere il suo problema. Che gli sia adatto (neged = adatto) questo termine indica «essere adeguato a...», «essere sullo stesso piano», «essere di fronte a un altro simile». Anche qui si può cogliere l'idea di una uguaglianza radicale tra l'uomo e la donna. Dio mette accanto all'uomo un essere a lui «simile», pari, uguale in dignità sebbene diverso da lui.
La creazione della donna avviene durante il sonno: «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore (tardemah = estasi) sull'uomo che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo» (Gen 2, 21-22). Si può notare in questa espressione un cambiamento, emerge una novità, nel procedimento di creazione rispetto al primo Adam. Dio tolse una delle costole: "togliere" è un verbo utilizzato per la vocazione di Abramo (si può tradurre con chiamato) è un verbo di elezione (cf. elezione di Abramo, Davide, Amos, Dio chiama dall'Egitto suo figlio, Dt 4,20). In questo racconto il verbo ritorna tre volte (21, 22,23). Nell'uomo il verbo "plasmare" è tradotto con la radice yrs che indica il lavoro dell'artigiano che modella la creta.
Nella creazione della donna il verbo plasmare è tradotto con il termine bnh utilizzato per indicare un'azione di costruzione. "Costruire" implica l'idea di un progetto, un processo di creazione. Costruire è qualcosa di più di modellare. Costruire è l'opera propria di un architetto. L'immagine della costruzione ci rimanda all'idea di stabilità, di fortezza, di elaborazione, di pianificazione di uno spazio. È importante notare un particolare: nella Bibbia l'idea di costruzione è spesso associata anche l'idea di discendenza, di prole, di casa, di edificio ma non inteso solo in senso fisico, murario, ma anche di casato, di famiglia, di comunità. «Disse il Signore a Davide: Tu mi vuoi costruire una casa? Sarò io ad edificarti una dimora. Io ti costruirò una casa mettendo sul tuo trono la tua discendenza. Metterò sul tuo trono il frutto delle tue viscere» (cf. 1 Libro dei Re 8,18-20).


(E. Granziera fa parte della Comunità
Sorelle nella diaconia della Pia Società di san Gaetano - Vicenza)




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