Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
2a domenica del Tempo ordinario (A) (16 gennaio 2011)
Ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29)
3a domenica del Tempo ordinario (A) (23 gennaio 2011)
Non vi siano divisioni tra voi (1Cor 1,10)
4a domenica del Tempo ordinario (A) (30 gennaio 2011)
Beati gli operatori di pace (Mt 5,9)
5a domenica del Tempo ordinario (A) (6 febbraio 2011)
Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16)
6a domenica del Tempo ordinario (A) (13 febbraio 2011)
Sia il vostro parlare: "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37)
7a domenica del Tempo ordinario (A) (20 febbraio 2011)
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.(Mt 5,48)
8a domenica del Tempo ordinario (A) (27 febbraio 2011)
Non preoccupatevi del domani (Mt 6,34)
9a domenica del Tempo ordinario (A) (6 marzo 2011)
Entrerà nel regno dei cieli colui che fa la volontà del Padre (Mt 7,21)
2a domenica del Tempo ordinario (A) (16 gennaio 2011)
Ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29)
Alla Messa, prima della Comunione, sentiamo ripetere: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo".
Giovanni Battista a quanti sono attorno a lui comunica la sua esperienza, divenendo testimone: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". "E io ho visto e testimoniato che questi è il Figlio di Dio".
E Gesù, come dice il profeta Isaia, diviene "luce delle nazioni".
Quante volte anche a noi Gesù ha tolto di dosso le nostre pesanti miserie, i nostri fardelli e le nostre sozzure di peccato, facendoci sperimentare la gioia di essere amati e liberi di amare.
È bello con le parole, ma soprattutto con la vita, poter dire a tutti quanto la misericordia di Dio ha operato in noi e la gioia di sentirci salvati.
A noi battezzati è richiesto un compito impegnativo: additare a tutti la presenza di Gesù fra noi e testimoniarlo con la nostra vita.
Testimonianza di Parola vissuta
Una signora aveva assunto un comportamento ingiusto e addirittura ricattatorio verso l'ex marito, che mi dette l'incarico di tutelarlo. Si era creata una situazione molto delicata e complessa. Sotto l'aspetto giuridico, le interpretazioni erano contrastanti. La verità era che la moglie aveva profittato della sensibilità dell'ex marito per ottenere prima consistenti aiuti e per finire poi con l'accampare diritti inesistenti. Convinto che, se non avevo pregiudizi, la verità si sarebbe fatta strada in lei, mi misi ad ascoltarla con amabilità, senza impazienza. Mi raccontò un po' tutta la sua vita e i tanti dolori. Di tanto in tanto esprimevo il mio pensiero con rispetto e semplicità.
Un giorno mi disse: "Vedo che ha compreso bene la situazione, mi consigli lei: il mio avvocato vorrebbe intraprendere la causa... non so cosa fare... sento che di lei posso fidarmi".
Quel po' di amore aveva illuminato tutto: accettò con pace la soluzione da noi proposta, rinunciando alla somma richiesta. Tra noi si stabilì un rapporto di stima tale che, dopo qualche tempo, per un contrasto serio con la figlia, chiese ed accettò consigli da me.
G.M., Italia
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3a domenica del Tempo ordinario (A) (23 gennaio 2011)
Non vi siano divisioni tra voi (1Cor 1,10)
All'inizio della vita pubblica Gesù annuncia il Vangelo del regno di Dio, sanando ogni malattia, chiedendo la conversione.
Cosa significa convertirsi e accogliere il Regno di Dio?
Nel Vangelo di oggi, per farci comprendere più facilmente, Gesù chiama e invita i primi discepoli ad attuarlo: "Convertitevi!".
Per loro convertirsi è cambiare mentalità, volgersi verso Gesù, che è il Regno di Dio vicino e in mezzo a loro. È richiesto loro di vivere lo stile e i lineamenti di Gesù: essere miti, misericordiosi, esecutori di giustizia, operatori di pace.
A noi ora, in questo tempo di divisioni e contese, è richiesta una autentica conversione: rompere con i legami che ci tengono prigionieri del male.
Nella Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani, Paolo ci esorta ad essere tutti unanimi, perché non vi siano tra noi divisioni. Non possiamo più, noi battezzati, essere di scandalo per gli altri, "perché non venga resa vana la croce di Cristo".
Testimonianza di Parola vissuta
Sono parroco cattolico in una città di 90.000 abitanti in Romania, dove la storia ha creato un mosaico di sette nazionalità e diverse Chiese. Quando 16 anni fa sono arrivato in quel posto, mi sono proposto di amare tutti, ma in modo speciale i ministri delle altre Chiese. Ero convinto, infatti, che tutti eravamo lì per una sola cosa: testimoniare alla gente Dio. Dapprima i contatti erano sporadici, in occasione di qualche funerale o altro. Cercavo di cogliere queste opportunità per costruire rapporti più profondi, interessandomi della vita degli altri ministri e dei problemi che incontravano nella pastorale. Sono nate così spontaneamente le prime iniziative. Un giorno, per esempio, ho chiesto al sacerdote ortodosso di parlare ai miei giovani. In seguito anche lui mi ha invitato.
Nel 1992 è nata l'idea di stabilire un giorno della settimana, nel quale, secondo le possibilità, si sarebbero incontrati tutti i sacerdoti e pastori della città. Dopo 10 anni eravamo già 30 sacerdoti e pastori con due vescovi. Il nostro gruppo - composto da sacerdoti ortodossi rumeni e serbi, cattolici di rito latino e greco, riformati ungheresi, evangelici tedeschi e ungheresi, poi slovacchi, ucraini e croati - è diventato come un piccolo laboratorio ecumenico. Vivendo insieme il Vangelo, cerchiamo di far crescere fra noi rapporti di amore reciproco. Ci ispira, ci incoraggia la promessa di Gesù: "Dove due o più sono uniti nel mio nome...".
Da questi incontri sono sorte le "giornate ecumeniche" che hanno luogo ogni anno nella "Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani". In queste giornate è una gioia scambiarci i doni delle diverse tradizioni con canti e preghiere che svolgiamo in tutte le chiese della città, facendo con i nostri fedeli una specie di pellegrinaggio da una chiesa all'altra.
Qualche tempo fa, siamo riusciti ad individuare due santi patroni per la nostra città che potessero essere accettati da tutte le Chiese: i santi Pietro e Paolo. Questa ricorrenza è stata accolta anche dalle autorità civili. Così il 29 giugno è diventata la festa più bella della città, con la partecipazione di una moltitudine di persone, ed è per tutti un simbolo d'unità.
A volte ci sono pure difficoltà. Un anno, proprio mentre ci preparavamo alla cerimonia ecumenica, in sacrestia si è verificato un diverbio abbastanza aspro fra uno dei sacerdoti ortodossi ed il prete greco-cattolico. Ho pensato: "Adesso tutto il lavoro di questi anni sarà distrutto e l'ecumenismo andrà indietro". Non potevo che affidare questa situazione a Dio. Dopo tre giorni, all'incontro in un'altra chiesa, il sacerdote che aveva offeso l'altro, ha chiesto pubblicamente perdono, per essere stato di impedimento nella via dell'unità.
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4a domenica del Tempo ordinario (A) (30 gennaio 2011)
Beati gli operatori di pace (Mt 5,9)
Gesù vede le folle bisognose di conforto e di pace, sale sul monte e proclama le beatitudini.
Le beatitudini per noi credenti sono lo specchio di come vivere il nostro Battesimo: piangere con chi piange, amare, condividere e perdonare. Già su questa terra saremo saziati: nel pianto troveremo consolazione, nel perdono troveremo misericordia, amore e pace.
La nostra è la vocazione più bella del mondo, abbiamo l'opportunità di essere strumento e operatori di pace, come dice San Francesco nel Cantico delle Creature:
Dove è odio, fa ch'io porti l'amore
dov'è offesa, ch'io porti il perdono
dov'è discordia, ch'io porti l'unione
dov'è disperazione, ch'io porti la speranza
dov'è tristezza, ch'io porti la gioia
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
"Dona a tutti noi il Regno dei cieli - Te! Con tutti i tuoi doni, con la pienezza della gioia, Signore".
Testimonianza di Parola vissuta
Sono parrucchiera e faccio servizio a domicilio.
Un giorno sono stata chiamata da una signora. Si è sposata un anno fa, aspetta un bambino, ma vuole divorziare perché la vita con la suocera è impossibile. L'ho ascoltata, poi le ho consigliato di aspettare.
Dopo alcuni giorni mi ha chiamato la suocera; anche lei voleva farsi tagliare i capelli. Mi ha subito parlato male della nuora. "Che strano - le ho detto - proprio due giorni fa ero a casa sua e mi ha detto cose belle su di lei...". Quando ho incontrato di nuovo la nuora le ho detto: "Tua suocera mi ha parlato di te, mi sembra che ti voglia proprio bene...".
Alcuni giorni dopo la famiglia si è ritrovata in occasione di una festa. Suocera e nuora si sono riviste dopo mesi. Mi hanno fatto sapere che è stato un momento bellissimo e mi hanno ringraziato chiedendomi: "Chi ti insegna le cose belle che ci dici?". Ho rivelato loro il mio segreto: è il Vangelo che insegna ad essere operatori di pace.
F., Pakistan
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5a domenica del Tempo ordinario (A) (6 febbraio 2011)
Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16)
Gesù nel Vangelo ci invita a scoprire la bellezza e la gioia di essere suoi discepoli. Il suo avvertimento ci scuote e ci interpella: "Voi siete il sale della terra; la luce del mondo. Gli uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli".
Avvolti dall'amore del Padre e illuminati dalla sapienza del Vangelo, riconoscenti di un così grande dono ricevuto, abbiamo un sogno nel cuore: farlo conoscere e donarlo a tutti! Far vedere la bellezza dell'essere figli di Dio e realizzare la fraternità universale.
Come?
C'è un modo per essere sale e luce senza clamori: lasciare che Gesù viva in noi e fra noi, accogliendo la Sua Parola e mettendola in pratica, perché "chi ama suo fratello dimora nella luce e non v'è in lui occasione d'inciampo". Le opere dell'amore compiute dai cristiani, uniti fra loro nel nome di Gesù, saranno la testimonianza corale della carità: queste opere "renderanno gloria a Dio", e la gente crederà.
Testimonianza di Parola vissuta
Frequentiamo da tempo il Circolo dei politici del nostro paese. Ultimamente abbiamo proposto varie iniziative. La prima prevedeva la pulizia degli angoli più abbandonati e una cura speciale alle aiuole per educare al rispetto dell'ambiente e alla collaborazione; lo slogan era "Una città cambia se gli abitanti ci credono".
Abbiamo preparato una lettera di invito al Sindaco, alle scuole, allo proloco, alle associazioni presenti nel nostro paese, al Consiglio pastorale.
La mattina ci siamo ritrovati in piazza armati di rastrelli, zappe, terriccio, ecc. e dividendoci i rioni, abbiamo iniziato i lavori. Abbiamo cercato di lavorare con impegno valorizzando ogni tipo di collaborazione. Ci sconsigliavano di sistemare l'aiuola della piazza parrocchiale perché lì giocano i bambini, ma l'abbiamo adornata con cura. Un bambino ci ha detto. "Ma noi dobbiamo giocare...". E noi abbiamo risposto: "L'abbiamo fatta bella per voi!". Ha sorriso sorpreso.
Hanno aderito in tanti, abbiamo avuto degli sponsor come aiuto economico, i cittadini erano felici e alcuni si univano a collaborare. Una piazza è stata affidata ad un gruppo sportivo di adolescenti che hanno realizzato uno splendido lavoro. Sembrava che in quel posto ci fosse la festa del paese. Un gruppo di persone che si dichiarano "non credenti" ha apprezzato l'impegno di laici cristiani fuori delle mura della chiesa.
Abbiamo poi concluso con un pranzo tutti insieme, occasione per dire come a noi piaceva fare una politica di servizio, di fraternità.
P.P., Italia
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6a domenica del Tempo ordinario (A) (13 febbraio 2011)
Sia il vostro parlare: "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37)
Gesù ancora una volta ribadisce l'importanza di vivere il comandamento dell'amore: "Ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso". Chi ama osserva tutti i comandamenti: tutto nasce dal cuore.
Eppure ancora oggi quanta gente viene uccisa dalle guerre, dagli attentati terroristici, dalla domestica follia omicida, dall'odio, dalla repressione scatenata dall'orgia del potere.
Non sono sufficienti le nostre buone intenzioni per cambiare cose e persone, occorre lasciarci sanare da Gesù: "Ti prego, scruta i nostri cuori, donaci un cuore nuovo, capace di amare".
Tutto nasce dal cuore, odio e amore, possesso e libertà, menzogna e verità; per questo Gesù afferma: "Il vostro parlare sia: «Sì, sì», «No, no»".
Se coltiviamo un atteggiamento d'amore verso l'altro, non soltanto non arriveremo mai a ucciderlo, ma saremo buoni con lui, avremo cura di lui, fino a che la sua vita sbocci in pienezza.
Se così vivessimo, il mondo riprenderebbe un'altra piega, e la gente realizzerebbe insieme un mondo unito: la terra si trasformerebbe in Cielo.
Testimonianza di Parola vissuta
Un giorno sono andato in centro città per fare delle foto per un documento. Mentre ritornavo a casa, sull'autobus è salito un anziano con delle borse abbastanza pesanti e l'ho aiutato a salire.
Poi ho pensato che per lui sarebbe stato difficile portare quelle borse con la spesa fino a casa sua, ed ho deciso di aiutarlo, senza preoccuparmi a quale fermata saremmo scesi. Per fortuna il signore non è sceso molto lontano da casa mia. Sono sceso con lui e gli ho chiesto se voleva un aiuto. Lui mi ha guardato e ha detto: "lo non ti darò dei soldi". Ho risposto che non volevo i suoi soldi, volevo soltanto aiutarlo.
Allora ci siamo avviati chiacchierando e lui mi ha detto che viveva da solo con sua moglie e sua madre. Poiché non aveva nessuno per aiutarlo, mi sono messo a sua disposizione nel caso avesse avuto bisogno. Gli ho lasciato il mio numero di telefono e sono tornato a casa.
Quando sono andato a dormire ho pregato come faccio sempre e mi sono sentito vicino a Dio come mai prima.
Marcio, Porto Alegre, Brasile
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7a domenica del Tempo ordinario (A) (20 febbraio 2011)
Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48)
Gesù ci invita a essere perfetti come il Padre. Dio è santo e la sua perfezione è l'amore.
Ma come è possibile a noi, persone fragili e piccole, essere santi? Si può essere come Lui?
Dio non chiede sicuramente a noi di essere onnipotenti, ma di essere come lui è: Amore.
A noi che vorremmo trionfasse la giustizia, Gesù - perché è la misericordia - dice: "Chi ama porge l'altra guancia a chi lo percuote, lascia anche il mantello a chi gli toglie lo tunica...".
Sulla croce, icona dell'amore del Padre, rivolgendosi ai suoi nemici, ha saputo dire soltanto: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" e così può dire a noi: "Amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano".
Così ha amato e ama Gesù: è dell'amore amare, non perché l'oggetto dell'amore è amabile.
Guardiamo a Lui per imparare come amare. Nell'amore gratuito, disinteressato e universale sta la nostra perfezione.
Testimonianza di Parola vissuta
Abito vicino al muro che è stato costruito nel mio Paese per dividerci tra arabi ed ebrei. Lo vedo ogni giorno aprendo la finestra della mia stanza. Lungo la strada, poi, ci sono dei posti di blocco dove i soldati fermano chiunque voglia passare per controllare i documenti, così andare a scuola, visitare i parenti o amici diventa un'impresa avventurosa...!
Mi viene l'agitazione ogni volta che i soldati ci fermano, ma poi mi ricordo che posso offrire la mia paura a Gesù e che quel soldato è un uomo come me, quindi devo amarlo.
In questo modo sento che Gesù diventa tutto per me e, dandomi la forza di ricominciare ogni giorno, il peso delle difficoltà si fa più leggero.
Juliana, Terra Santa
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8a domenica del Tempo ordinario (A) (27 febbraio 2011)
Non preoccupatevi del domani (Mt 6,34)
"Dio è Padre e Madre", diceva Papa Luciani. È il volto amoroso e provvidente di Dio Padre, che ci presenta la Parola di questa domenica.
Ma in questo tempo di globale crisi economica, dove il lavoro è a rischio e costa mantenere la famiglia, è possibile essere "spensierati come i bambini" perché a tutto pensa Dio?
Dobbiamo fare tutta la nostra parte: impegnati, ma non preoccupati. "Guardate - dice Gesù - gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo: il Padre del cielo li nutre e tesse per loro splendide vesti". "Cercate invece il regno di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Pertanto c'è chi pensa a noi, e ci libera da ogni ansietà.
Non abbiamo paura di investire talenti e energie per la realizzazione del Regno di Dio, perché ci ha promesso il centuplo in questa vita e il premio eterno nell'altra.
Testimonianza di Parola vissuta
Abito in una piccola città, dove le prospettive di lavoro sono scarse e gli stipendi insufficienti. Nella ditta in cui lavoravo la mia funzione non era per niente gratificante: durante tutta la giornata, sotto il sole o la pioggia, dovevo controllare se le macchine parcheggiate rispettavano gli orari stabiliti. Cercavo però di stabilire un rapporto di vera comunione con i miei compagni, prendendo come guida la Parola del Vangelo.
Un giorno mio padre è venuto a confidarmi la sua difficoltà di coprire, in quel mese, le spese della casa. Data la mia precaria situazione economica, con dolore mi trovavo nell'impossibilità di offrirgli aiuto. Ricordandomi però di avere un Padre in Cielo, mi sono rivolta a lui con fiducia di figlia, gettando nel suo cuore quella preoccupazione.
Proprio in quei giorni sono stata invitata ad assumere un lavoro più vantaggioso in un'altra azienda.
Al momento di presentare le mie dimissioni, sono rimasta sorpresa quando il caposettore mi ha dispensato dal compiere le pratiche secondo la prassi, offrendomi inoltre un doppio stipendio per aver compiuto bene il mio lavoro e per l'impegno col quale avevo cercato di costruire veri rapporti con i colleghi. In quel doppio stipendio ho colto la risposta del Padre comune che aveva provveduto alle necessità del mio papà, che ricevendolo non ha potuto trattenere le lacrime!
S.J.
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9a domenica del Tempo ordinario (A) (6 marzo 2011)
Entrerà nel regno dei cieli colui che fa la volontà del Padre (Mt 7,21)
Gesù nelle parole di Matteo: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre che è nei cieli", smaschera le nostre incoerenze invitandoci a vivere coerentemente la vita, facendo Ia volontà del Padre.
Questa è la volontà del Padre: "Ama Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze".
Noi cristiani corriamo il rischio di essere quel popolo che ama Dio a parole, mentre il cuore è lontano, la mente offuscata e le forze mancano.
Gesù ha portato a compimento il volere del Padre, fino alla croce.
In quanto figli del Padre, anche noi è bene che viviamo e mettiamo in pratica la Parola, rimanendo nell'amore e per amore: così la nostra gioia sarà piena: "Venite, benedetti dal Padre mio, perché quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me".
Testimonianza di Parola vissuta
Treno Bologna-Firenze. Lo avevano dato per morto. Dovevo sottopormi ad un intervento chirurgico. Nella mia stessa camera d'ospedale era stato ricoverato un giovane rumeno gravemente ferito: mentre attraversava i binari a bordo di un motorino nei pressi di un passaggio a livello incustodito era stato investito da un treno. Pur nella disgrazia, poteva ritenersi fortunato in quanto nel violento impatto era stato scaraventato lontano dai binari e quindi non investito, pur subendo la frattura del bacino e di altre parti del corpo. A meravigliarmi fortemente era il fatto che non si lamentava tanto per il dolore quanto per non poter più raccogliere pomodori ed aiutare così la famiglia rimasta in Romania (per questo si trovava clandestinamente in Italia). Intanto la stampa locale lo aveva dato per morto e lui era disperato perché non aveva nessuna possibilità di contattare e rassicurare i suoi familiari. Ciò che più mi addolorava era costatare come nessuno si curasse di quel giovane arrivato sporco e privo d'indumenti.
Non potendo starmene indifferente, ho sollecitato gli infermieri a chiamare un'assistente sociale e a contattare la famiglia. Ma la risposta è stata: È un clandestino, la sua situazione non è regolare... e via dicendo. Allora ho chiesto a mia moglie di portare qualche indumento, sapone, succhi di frutta; intanto cercavo il modo di aiutare il ragazzo a contattare la famiglia. Bloccato com'ero in ospedale, non era facile, però pregavo, fiducioso che Dio non avrebbe abbandonato questo suo figlio nel bisognoso.
L'indomani alcune volontarie dell'Avo, passando tra le corsie, si sono informate se avevamo bisogno di qualcosa. Per me, ho detto loro, non occorreva nulla; piuttosto si dessero da fare per quel ragazzo. E loro ad assicurarmi che ne avrebbero parlato con un collega più esperto in materia. Nel pomeriggio, mandato da loro, si è presentato, guarda caso, un mio ex collega (vigile urbano in pensione come me), il quale nel giro di poco tempo è riuscito a procurarsi il numero di telefono di un amico del rumeno il quale aveva sempre fatto da tramite con i suoi familiari privi di telefono. Il giovane ha potuto così avere un commovente colloquio con la madre che ormai lo credeva morto. Ma la cosa per me più bella è stata il risvegliarsi attorno a lui della solidarietà: infatti un signore ricoverato nella nostra stessa camera, alquanto scontroso e chiuso in sé stesso, rendendosi conto durante la notte che quel giovane impossibilitato a muoversi aveva un bisogno, si è alzato e gli è andato vicino per aiutarlo. E anche fra il personale e i medici ho cominciato a notare un atteggiamento di maggiore attenzione verso di lui.
T.B.
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