Testimonianza dalla Spagna




Atti del XXII Convegno Nazionale
3-6 Agosto 2009


TESTIMONIANZE

Testimonianza dalla Spagna
Montserrat Martínez




Mi chiamo Montserrat Martínez e sono la moglie del diacono Aurelio Ortín, di Barcellona, Spagna. Siamo sposati da 40 anni, abbiamo 4 figli e 7 nipoti. Aurelio è stato ordinato diacono 27 anni fa dal card. Jubany a Barcellona. Nel corso di questi anni, e anche nel periodo di preparazione al diaconato, ho cercato di accompagnare mio marito quanto più possibile, tenendo conto in ogni momento della situazione familiare e del fatto che è lui che ha ricevuto l'ordinazione diaconale.

Sin dagli inizi
Dal momento della vocazione diaconale di Aurelio, già pensata e discussa prima del nostro matrimonio, il suo percorso diaconale è stato una scelta di vita condivisa. Aurelio faceva parte del Circolo di Amici del Diaconato, creato a Barcellona nel 1977, il quale sostenuto da persone come il card. Jubany e l'intervento di persone di altri paesi, come don Alberto Altana e alcuni membri del Centro Internazionale del diaconato, contribuì all'instaurazione del diaconato permanente in Spagna. Aurelio ha avuto una partecipazione attiva nel cammino del diaconato in Spagna sin dal suo inizio. Io ho cercato di accompagnarlo, tenendo conto che è lui che ha ricevuto l'ordinazione diaconale; questo accompagnamento è stato vissuto in forma diversa a seconda delle tappe attraversate dalla nostra situazione familiare. Un aspetto importante è l'età di figli: quando Aurelio fu ordinato, i nostri figli erano piccoli, tra i 4 e gli 11 anni; ovviamente il mio accompagnamento non era a volte intenso come può esserlo oggi.

Una rete internazionale di relazioni e contatti
Così dunque, con attesa, sforzo e speranza, ho cercato di curare soprattutto: la spiritualità del diacono, che è propriamente quella del servizio; questo implica da parte della sposa una grande generosità, umiltà, fiducia e preghiera, a livello sia personale che coniugale; la realizzazione della missione ministeriale del mio sposo: adesione del cuore, dialogo, animazione, accoglienza e consolazione, condivisione del suo diaconato nella misura possibile: accompagnamento nei ritiri spirituali, negli incontri diocesani, nazionali ed internazionali. In questo senso, ringrazio Enzo Petrolino dell'invito a partecipare a questo XXII Incontro Nazionale della Comunità del Diaconato in Italia, invito che io ho accettato con molto piacere. Sento anche una grande gioia e responsabilità per essere stata eletta Delegata del Centro Internazionale del Diaconato. Io credo sia molto importante condividere con altri diaconi e spose la convivenza, le esperienze e la riflessione. Il mio lavoro finora presso il Centro Internazionale è consistito nella collaborazione con Nelleke Winjaards Serrarens, rappresentante delle spose dei diaconi, la quale ha creato la Rete Internazionale delle mogli; ho anche collaborato allo studio della relazione tra diaconato e matrimonio, e della situazione delle vedove di diaconi.
Dopo essere stata eletta Delegata del Centro, nel marzo 2009, il mio impegno è quello di continuare questa collaborazione: a tal proposito, chiedo alle mogli qui presenti che lo desiderino di scrivere i loro nomi e indirizzi e-mail per mantenere questo contatto con la Rete delle spose. Un altro ambito per il quale desidero collaborare consiste nel promuovere la creazione dell'Area Mediterranea nella quale Enzo Petrolino in modo particolare, Yves Brisciano e Aurelio stanno già lavorando. Il rapporto che si viene ad instaurare tra il diaconato del marito e la vita coniugale e familiare. È questo è un aspetto che si svilupperà più intensamente, per il mio particolare interesse verso lo studio e la riflessione che lo riguardano.

Una interessante esperienza di studio
La formazione e la riflessione fanno sì che le esperienze vissute assumano una profondità che può aiutare, sia me che le altre mogli, a rendere la nostra scelta di vita, condivisa con i nostri mariti diaconi, ogni giorno più espressiva dell'amore coniugale e del servizio alla Chiesa. Per questo, ho deciso di prendere la laurea in Scienze Religiose, e dovendo fare una tesi a conclusione dei miei studi ho deciso di farla sulla "Relazione tra il sacramento del matrimonio e quello dell'ordine, nel grado del diaconato, in una Chiesa di comunione". Successivamente, spinta dalla richiesta dei professori della Commissione per la propugnazione della tesi, ho pubblicato in catalano e castellano il libro Matrimonio e diaconato nella Chiesa di comunione, che si basa sulla tesi precedentemente citata. In visione accademica dell'ecclesiologia di comunione, mediante uno studio della funzione sacerdotale dei cristiani che si esercita in varietà di carismi e ministeri, dopo aver trattato i sacramenti del matrimonio e dell'ordine, specie nel grado del diaconato, metto ambedue i sacramenti in relazione tra loro, a livello sia teorico che esperienziale.
Le considerazioni che faccio sulla vita del diaconato nel matrimonio e nella famiglia scaturiscono specialmente da 67 quesiti di mogli di diaconi: 32 risposte sono state raccolte nel dicembre 2004 in occasione del XIX Incontro di diaconi delle diocesi spagnole, tenuto a Santiago di Compostela con la partecipazione di 18 diaconi e spose dall'Italia e 12 dalla Francia; così, abbiamo avuto 26 risposte da parte di mogli spagnole, 3 dalle mogli italiane e 3 da quelle francesi; il resto è venuto dalle mogli di diaconi catalani (10) e francesi mandatemi da Yves Brisciano, allora presidente del Comitato del Diaconato in Francia. A tutti loro, ancora una volta, va mio grazie per la collaborazione offerta.

Difficoltà evidenti e nascoste
Riassumendo brevemente l'analisi delle risposte, possiamo dire che ci sono delle difficoltà nella coesistenza di questa doppia sacramentalità, ma ci sono anche alcuni importanti punti positivi. Tra le difficoltà segnalate possiamo evidenziare: la mancanza di tempo del marito diacono da dedicare alla famiglia; si tratta di una difficoltà più evidente quando i figli sono piccoli; la mancanza di tempo per dialogare e pregare insieme; da parte dei figli adolescenti, la difficoltà a comprendere la vocazione del padre e il disagio di vederlo svolgere il suo ministero. Quanto agli aspetti positivi, possiamo indicare: vivere insieme la fede e l'impegno, ed essere più consapevoli come sposi dell'amore di Dio; vivere il diaconato in famiglia come un dono di Dio; avere più tolleranza e pazienza; trasformare la famiglia in una piccola chiesa domestica. Da tutto ciò derivano alcune sfide che le "coppie diaconali" (è un modo di dire), le comunità e i responsabili del diaconato nelle varie diocesi devono prendere in considerazione, perché il diacono trovi un equilibrio positivo tra il ministero, la vita coniugale e familiare e la vita professionale e sociale, e perché il diaconato possa continuare a crescere nella nostra Chiesa.
Il rapporto che si stabilisce tra il sacramento del matrimonio e quello dell'ordine nel grado del diaconato nella Chiesa di comunione, è di arricchimento reciproco. Per un verso, quando un uomo sposato riceve il sacramento dell'ordine, la grazia ricevuta nel matrimonio trova una nuova dimensione; il matrimonio cristiano si apre al servizio ministeriale e ad una nuova tappa di maggior impegno e generosità; il consenso della sposa, che è eco e attualizzazione del "sì" dato nel momento dell'impegno matrimoniale, mette gli sposi nella condizione di vivere in comunione profonda la vita di servizio alla Chiesa. In modo analogo, la grazia ricevuta dall'uomo sposato all'atto dell'ordinazione diaconale potenzia la sua vita coniugale e familiare, rendendola più aperta al dialogo, al servizio e alla donazione.



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