Atti del XXII Convegno Nazionale
3-6 Agosto 2009
TESTIMONIANZE
Esperienze familiari diaconali
Laura Corradini
Sono Laura sposa di Paolo (Bertolani n.d.r.) diacono nell'arcidiocesi di Modena-Nonantola dal 2002. Siamo sposati da 39 anni ed abbiamo due figli grandi, Marco e Daniela, quest'ultima sposata da due anni. Paolo ha fatto nella sua vita l'insegnante di lingue e letterature straniere, è stato sempre impegnato nella Democrazia Cristiana da quando aveva 16 anni, ha fatto per 18 anni il consigliere comunale poi il Signore gli ha fatto capire che quella non era la sua strada ma glielo ha fatto capire molto tardi.
Chi ci ha indirizzati a capire questa vocazione che il Signore donava alla nostra famiglia, è stato il nostro direttore spirituale (e voglio dirlo con piacere al presidente Enzo Petrolino) don Alfonso Ugolini che era dell'istituto religioso dei Servi della Chiesa di Reggio Emilia, grande amico di don Alberto Altana e di Dino Torregiani (per quest'ultimo è aperta la causa di beatificazione e per don Altana il vescovo di Reggio Emilia mons. Caprioli vorrebbe aprirla). Faccio una piccola parentesi: quando il mio confessore, questo nostro direttore spirituale, era in vita vedevamo la sua santità. Io lo accompagnavo a confessare tutti i pomeriggi, l'ho fatto per dieci anni, e stavo tutto il pomeriggio a sua disposizione, me lo aveva chiesto, e abbiamo visto dei prodigi.
Un giorno gli ho detto: «A cinque anni dalla sua morte rispettando i tempi canonici, farò di tutto perché sia aperta la sua causa di beatificazione». E lui mi rispose: «Ma io non sono santo, devo diventarlo». Ho mantenuto la promessa, con Paolo abbiamo costituito il comitato promotore per la causa e il vescovo desidera avviare il processo diocesano proprio in questo anno sacerdotale dedicato al Santo Curato d'Ars perché don Alfonso, anche come aspetto, sembrava proprio un Santo Curato d'Ars. Non voglio dire altro perché è la chiesa che porta avanti le cause di beatificazione. C'è anche il libretto di don Alfonso cui Paolo ha collaborato e lasciamo fare al Signore. Allora don Alfonso disse a Paolo: «Il Signore ti chiama, con il battesimo hai ricevuto il dono del diaconato, parti e ubbidisci». E allora Paolo ha cominciato pian pianino ad andare in pensione, a studiare e dopo sette anni, nel 2002, è stato ordinato dall'arcivescovo di Modena mons. Benito Cocchi.
È stato un cammino di gioia che dobbiamo molto al rinnovamento nello spirito perché nel 1987, per caso, siamo capitati in una chiesa di frati, altrimenti sarei stata impaurita da una setta particolare. È un modo di pregare strano, però il Signore ci ha attirati lì, ci ha fatto fare un cammino che poi ha portato dei frutti uno dei quali è la messa quotidiana (Paolo andava a scuola e i ragazzi gli chiedevano cosa era successo perché lo trovavano cambiato). Effettivamente vedevano la gioia, avevamo incontrato il Signore, fino ad allora eravamo cristiano "normali" o forse meglio dire "tiepidi". In seguito la recita quotidiana del rosario, si comincia un clima di preghiera e qui fiorisce il cammino diaconale di Paolo.
Il mio compito è di aiutarlo in tutto e specialmente nella preghiera; come ha chiesto il santo Padre spendere il nostro tempo per stare presso il tabernacolo e quindi nelle parrocchie dove non c'era l'adorazione eucaristica abbiamo cercato di avviare l'ora di adorazione. Paolo spesso anima il rosario, dove i sacerdoti chiamano, andiamo con la conseguenza che quasi tutte le sere ci sono incontri.
Non rifiuta mai nessun servizio e anche quando chiama un monastero molto distante che ha bisogno di un muratore lui, insieme al figlio, ha fatto anche questo. Ora siamo molto felici della grazia che il Signore ha portato nella nostra famiglia, il nostro compito non è quello di pensare se c'è un sogno, una realizzazione ma piuttosto pensare al sogno di Dio, al sogno che ha sulla nostra famiglia che è anche quello delle vostre famiglie.
Questo è il momento della famiglia che è la cellula della società che è minacciata; però Giovanni Paolo II diceva che il futuro è della famiglia, che la famiglia cammina con l'eucaristia e che possiamo portare anche la civiltà dell'amore proprio della famiglia. Quindi partendo dalla preghiera, da un cammino umile e anche dal servizio in qualsiasi campo si sia chiamati e ci sia necessità, si arriva a dire spero umilmente di aver fatto la volontà del Signore.
Ringrazio il presidente Petrolino che ci ha chiamati e preghiamo il Signore perché la Comunità del Diaconato possa aprire nelle parrocchie un varco importante perché la chiesa diventi missionaria perché la messa non finisce ma continua proprio fuori dalla chiesa. E abbiamo bisogno di cercare i lontani che sono i veri poveri e sono tanti.
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