Immacolata Concezione della B.V.M.
Gen 3,9-15.20
Ef 1,3-6.11-12
Lc 1,26-38
NELLA VERGINE DIO REALIZZA
IL SENSO FECONDO DELLA STORIA
Sebbene la prima lettura appartenga agli inizi della storia e della creazione, essa conserva per noi un'attualità sconcertante. Soltanto un'accurata selezione dei versetti da proclamare ha espunto dall'odierno testo di Genesi, il passaggio più inquietante, ossia la maledizione del suolo contenuta in 3,17. Nella pagina che ascolteremo rimane la sola maledizione al serpente. Ma la disobbedienza di Adamo ed Eva ricade, come sappiamo, anche su di loro non solo sull'istigatore del peccato. Tutte le dinamiche della vita, dal parto alla coltivazione del suolo, vengono in qualche modo compromesse perché la terra, dimora ospitale preparata da YHWH per le sue creature ora diviene avversaria e nemica dell'uomo.
Quando ai nostri giorni la cronaca riporta l'ennesima notizia di guerra e di morte, non è raro avvertire uno sconforto radicale, quasi il senso di una avversa fatalità: la terra è maledetta; è luogo di sangue, foriera di dolore. Ma non si tratta di un destino cieco. Noi sappiamo quanto l'umana libertà rafforzi in modo esponenziale la sorda ostilità del mondo in cui viviamo. Non è il cosmo a risultare maledetto in quanto creatura di Dio. Esso ci affascina e ci riempie di grato stupore per la sua bellezza. E quella terra costituita da ciascuno di noi, in considerazione delle meraviglie che sembrava promettere, a riempirci di sgomento.
I luoghi da sempre tormentati da violenza e sangue non sono che zone simbolo della fatica di vivere e convivere che ci tormenta. Non è forse ciò che è più bello, come la nostra vita su questa terra, a risultare sempre la realtà più sfigurata? Possiamo allora liberare la madre terra dalla maledizione? Potremo almeno scampare dall'esito fatale che accompagna ogni maledetto e che colpi i progenitori?
L'unico antidoto alla maledizione non è certo l'ennesimo patto di non belligeranza e civile convivenza. Sentiamo, sempre, che la guerra è alle porte. Percepiamo l'esistenza di focolai sommersi che attendono una sola scintilla per ridestarsi. Il nostro è un equilibrio quanto mai instabile se non fosse per l'effetto narcotizzante di una informazione che vuole solo momentaneamente preoccuparci senza però destare il vero senso del pericolo. Ma esistono piaghe nelle regioni del mondo che non cessano di sanguinare. Sono ferite incurabili, sempiterne emorragie, flussi inarrestabili di vittime innocenti che scompaiono nel nulla senza che nessuno oda il loro grido.
Non possiamo da soli darci la speranza di guarire la madre terra. Da Dio e da ogni fonte della vita, come le madri, apprendiamo che l'esistenza può essere solo gratuità: dono e accoglienza gratuiti. Il male, al contrario, è afferrare, possedere.
Tutto ciò che desideriamo inizia sempre da qualche zolla di terra, da un lembo di suolo finalmente incontaminato. Maria è questo lembo incontaminato. La sua Immacolata Concezione è l'inizio della nuova creazione. È la prima pietra della nuova Gerusalemme. E il segno certo e inequivocabile che la benedizione sulla madre terra e su ogni madre ha iniziato la sua efficace azione. Lei, ricolmata di grazia, neppure sfiorata dal male, è la sintesi del nostro desiderio.
Paolo canta questo mistero estendendolo profeticamente a tutta l'umanità, contemplata all'inizio e alla fine della storia. Esiste una volontà di benedizione traboccante, sovrabbondante, mediante la quale siamo stati amati fin dalla fondazione del mondo, nel Figlio Gesù, Amato del Padre. È come se in Maria risplendesse la restaurazione, la rimessa in circolazione della linfa divina nell'universo intero.
Il testo evangelico rivela con quanta sorpresa la Vergine stessa apprenda del proprio stato di assoluta purezza. Anche la storia dell'arte, nelle sue espressioni più coraggiose e fedeli al testo esprime il turbamento della Vergine che quasi si ritrae davanti all'eleganza divina del celeste messaggero. È la scoperta di una bellezza talmente intensa da produrre turbamento. La Bibbia, infatti, non rivela nulla del concepimento di Maria. Gli inizi della vita, anche della vita di Dio, sono sempre silenziosi e non si possono cogliere se non a crescita avvenuta. Cosi sono anche le primizie del Regno: noi non scorgeremo tutto il bene che Dio ha operato e opera nel mondo se non quando contempleremo le singole gemme che compongono la Gerusalemme celeste alla fine dei tempi.
Solo allora sapremo. Solo allora il silenzio che porrà fine alle nostre angosciate domande ci ricondurrà a quel primo miracoloso silenzio in cui l'Immacolata iniziò a esistere. Finalmente avremo esperienza di quanto l'azione di Dio possa sanare in profondità ciò che il delirio umano ha corrotto. Noi lo sentiamo: ogni intervento che non sani la radice della vita è sempre provvisorio. È la nostra illusione più grande quella secondo cui la religione si riduca, in fondo, a un fatto ornamentale, estetico, nella nostra vita già sostanzialmente a posto. L'Immacolata Concezione rivela quale sia la grazia di cui abbiamo assoluto bisogno. Non è un ritocco, non è un lieve aggiustamento. Abbiamo bisogno di essere salvati dalla radice stessa dell'esistenza. Abbiamo necessità della Redenzione.
A noi, al di là di ogni ulteriore sforzo moralistico, spetta in questo giorno santo anzitutto adorare il Signore più forte di ogni morte che nella Vergine realizza il senso fecondo di tutta la storia e di tutta la vita. Adorare è la nostra prima risposta, gratuita, alla gratuità dell'amore che il Padre riversa su tutti noi.
VITA PASTORALE N. 10/2008 (commento di Caudio Arletti,
presbitero dell'arcidiocesi di Modena-Nonantola)